Al fine di ridurre gli impatti causati da grandi incidenti chimici, nel 1996 la Direttiva Seveso ha introdotto un obbligo giuridico per la creazione di opportune distanze di sicurezza tra queste aree ed i siti pericolosi, ma non ha fornito suggerimenti dettagliati su come gli Stati membri dell’UE dovrebbero attuare questo requisito nelle loro politiche di pianificazione del territorio.
Di conseguenza, i metodi e i criteri applicati per soddisfare gli obblighi di pianificazione del territorio nei diversi Stati membri sono abbastanza diversi, anche se tutti mirano a raggiungere lo stesso obiettivo, vale a dire valutare le possibili conseguenze di eventuali incidenti rilevanti durante le decisioni di pianificazione del territorio.
In particolare, ogni paese ha stabilito un proprio processo per valutare il rischio associato a specifici pericoli di incidenti chimici, applicando varianti agli approcci standard di valutazione dei rischi per incorporare il rischio stimato nelle decisioni di pianificazione del territorio.
Parte del processo comprende anche, per alcuni o tutti i siti, a seconda del Paese, una stima del rischio associato al sito pericoloso in base all’analisi delle conseguenze associate a uno scenario specifico o agli scenari specifici.
Gli scenari sono selezionati in base alle informazioni contenute nei rapporti di sicurezza e nelle notifiche del sito e il calcolo delle stime di rischio può essere basato sui dati forniti dal sito o possono essere i propri set di dati standardizzati del regolatore.
Dati i numerosi possibili input e la diversità dei protocolli di valutazione dei rischi e dei protocolli di utilizzo del suolo, i risultati del processo di pianificazione del territorio per lo stesso tipo di sito possono variare notevolmente da un paese all’altro; gran parte di queste variabili sono difficilmente evitabili perché è oramai riconosciuto che i metodi di rischio nei processi di pianificazione del territorio sono incorporati nella cultura locale e nei sistemi giuridici preesistenti.
Tuttavia, gli aspetti tecnici associati all’analisi delle conseguenze, in particolare la selezione degli scenari ed i loro attributi, non sono soggetti a questi vincoli e tuttavia sono diversi da un paese all’altro così che ad oggi non esiste una prassi comunemente accettata tra gli Stati membri per determinare quali scenari dovrebbero essere presi in considerazione nel processo di pianificazione dell’uso del suolo.
Per affrontare questa questione, l’European Working Group on Land-Use Planning della Commissione Europea ha elaborato un “Handbook of Scenarios for Assessing Major Chemical Accident Risks” che illustra una gamma di possibili scenari comuni di riferimento in modo da consentire alle autorità di considerare l’intera gamma di risultati possibili nella valutazione dei rischi associati ad un sito pericoloso. L’uso di scenari comuni di riferimento, inoltre, può in particolare dare ai cittadini una maggiore fiducia nei confronti delle autorità che devono garantire tutte le misure necessarie per ridurre gli impatti causati da gravi incidenti chimici.