Il Rapporto raccoglie e mette a sistema le informazioni ad oggi rilevabili sullo stato di conservazione delle componenti del capitale naturale acqua, suolo, aria, biodiversità ed ecosistemi, avvia un modello di valutazione del Capitale Naturale e insieme apre a un’analisi degli effetti delle politiche pubbliche. Il documento mostra con chiarezza che l’Italia possiede un Capitale Naturale di notevole qualità e quantità, un patrimonio il cui valore non è stato ancora interamente rilevato nei sistemi contabili e statistici. Allo stesso tempo evidenzia il quadro complessivo di punti di forza e complessità dell’ambiente italiano. Sono molteplici, spiega il Rapporto, i fattori di pressione antropica che incidono sul valore del Capitale Naturale nelle cinque Ecoregioni individuate: tra le minacce sono citate l’inquinamento atmosferico, gli effetti dei mutamenti climatici, l’accumulo di rifiuti non biodegradabili, il consumo di suolo, l’abusivismo edilizio, gli incendi boschivi, la perdita di biodiversità marina, l’introduzione di specie aliene invasive, lo sfruttamento non sostenibili di minerali e acqua, i cambiamenti di destinazione d’uso del territorio, la copertura artificiale del suolo con distruzione del paesaggio.
Il Comitato individua infine una serie di raccomandazioni, con obiettivi da perseguire nel breve e medio periodo: adottare un piano d’azione per il Capitale Naturale, sottoporre preventivamente il DEF (Documento di Economia e Finanza) e le misure da inserire nel PNR (Piano Nazionale di Riforma) a una valutazione di coerenza rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 e della Strategia di Sviluppo sostenibile, integrare la valutazione del Capitale Naturale nella pianificazione territoriale anche con lo strumento delle procedure di valutazione di piani, programmi e progetti, implementare le disposizioni riguardanti i criteri degli appalti di fornitura per il Green Public Procurement, rafforzare il sistema delle aree protette a terra e mare.