Corriere della Sera – 25 febbraio 2020
Le mascherine più idonee sono quelle di classe FFP3 o FFP2, certificate in conformità alla norma UNI EN 149, con valida marcatura CE seguita dal numero dell’organismo di controllo che ne autorizza la commercializzazione. Questo viene considerato lo standard necessario per essere certi della protezione fornita da questi dispositivi contro lo specifico “rischio biologico”. Tale norma, a seconda dell’efficienza filtrante, classifica le maschere in FFP1, FFP2, FFP3, dove FF significa Facciale Filtrante. I dispositivi di classe FFP3 hanno un’efficacia filtrante del 98%, rispetto al 92% garantito dalla classe FFP2.
«Tutte e tre le classi, se le maschere non sono dotate di valvola di espirazione, filtrano indifferentemente sia in entrata che in uscita. Tutte e tre le classi non sono adatte (ovvero sono “sprecate”) se utilizzate dalla persona infetta. Va inoltre aggiunto che, per un uso corretto di questo tipo di maschera, andrebbe almeno informato sul modo di usarla», spiega al Corriere Salute Virginio Galimberti, Rappresentante dell’Associazione Ambiente e Lavoro e presso UNI Presidente della sottocommissione UNI “Dispositivi di protezione individuale”. Le FFP3 e FFP2 sono indicate per i sanitari. «La protezione è data solamente in entrata ed è documentata. Per quanto riguarda l’uscita non esiste nessun tipo di protezione e non siamo nemmeno in grado di verificarla. Il contenimento dell’aria espirata dipende dalla tenuta sul viso offerta dalla maschera e, quindi, da come viene indossata», conclude Galimberti.