Corte dei Conti: Analisi su Piani strategici nazionali e Programmi di interventi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico del Ministero dell’Ambiente

La relazione riferisce sulla gestione degli interventi per la riduzione del rischio idrogeologico posti in essere a partire dal 2010, in attuazione di accordi di programma sottoscritti dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare (MATTM) con i soggetti attuatori, nonché sullo stato di avanzamento di plurimi programmi attivati, agli stessi fini, nel decennio 1998-2008 in parte ancora in corso di attuazione.

L’istruttoria ha evidenziato diversi profili di criticità.
La dilatazione dei tempi di attuazione degli interventi sia per la programmazione attivata nel decennio 1998-2008 sia per gli Accordi di programma 2010-2011 è inconciliabile con l’urgenza di provvedere, presupposto dell’istituzione di Commissari straordinari. In particolare, per gli Accordi di programma, su un totale di 1621 interventi, una parte significativa (207) risulta tuttora “da avviare o dati non comunicati” mentre risultano conclusi soltanto 317 interventi, per 200 milioni di euro rispetto a un finanziamento complessivo pari a circa 2,1 miliardi di euro (dati aggiornati al 3 marzo 2015).

Appaiono evidenti criticità sistemiche.
Un contesto decisionale ed operativo caratterizzato dal coinvolgimento di più soggetti pubblici, spesso tra loro non dialoganti e/o in contrapposizione (gestioni commissariali, uffici regionali, amministrazioni centrali), è fattore di complessità e di criticità che postula un ripensamento del sistema di governance. A ciò deve aggiungersi un quadro continuamente mutevole di risorse finanziarie disponibili ed una programmazione che comunque non si iscrive in un disegno strategico di opere strutturali, ma risulta frammentata in una molteplicità di interventi che in parte sono conseguenziali a situazioni emergenziali ed in parte lasciano supporre la preferenza per criteri di scelta basati prevalentemente sulla concertazione tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti (regioni, enti locali e Stato) piuttosto che sugli esiti delle analisi del sistema di telerilevamento.

I ritardi sono in parte anche conseguenza di un non efficiente sistema di controllo e monitoraggio, che non ha prodotto i risultati attesi. La frammentazione del sistema di rilevamento dei dati, distribuito tra più banche dati, in parte tra loro sovrapposte e non dialoganti, determina spesso risultati incompleti e non attendibili: il MATTM dispone di un proprio sistema di rilevamento dei dati (ReNDiS), il MEF ed il MISE dispongono di un altro più ampio (BDU — SGP, domiciliato presso il MEF-IGRUE, che effettua un rilevamento di tutti gli investimenti pubblici finanziati in particolare dai fondi UE e dal FSC), i Commissari e le Regioni utilizzano per la gestione operativa del programma
propri data base.
Le modifiche introdotte con il DL n. 91/2014, con la previsione del subentro dei Presidenti delle Regioni ai Commissari straordinari, disegnano ora un diverso modello di governance, che rappresenta una prima misura idonea tra l’altro a superare situazioni di conflittualità talvolta insorte tra strutture commissariali e apparati regionali. La recente istituzione di apposita Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri costituisce una prima risposta da parte del Governo alla necessità di imprimere un’accelerazione nell’attuazione degli interventi mediante un’azione di impulso alla funzione di indirizzo e coordinamento del Presidente del Consiglio dei ministri nella materia del dissesto idrogeologico.

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