Covid-19, in giugno i contagi sul lavoro registrano il minimo storico

Il 18esimo report della Consulenza statistico attuariale Inail conferma il trend decrescente iniziato a febbraio. Rispetto al monitoraggio precedente, i casi in più sono 1.602 (+0,9%), ma solo 157 sono riferiti all’ultimo mese di rilevazione. È il numero più basso registrato da un anno e mezzo a questa parte, molto inferiore anche alle circa 500 infezioni del luglio 2020.

Il 18esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale Inail, pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, conferma il trend decrescente dei contagi sul lavoro da Covid-19 iniziato a febbraio. I casi in più rispetto al monitoraggio mensile precedente sono 1.602 (+0,9%), di cui però solo 157 riferiti a giugno, 227 a maggio, 236 ad aprile, 234 a marzo, 135 a febbraio e 169 a gennaio di quest’anno, con i restanti 444 riconducibili allo scorso anno. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti. Il dato di giugno, ancora provvisorio, è il più basso registrato da un anno e mezzo a questa parte, sensibilmente inferiore anche al minimo osservato a luglio 2020, con circa 500 infezioni di origine professionale.

I contagi segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 30 giugno sono 176.925, pari a oltre un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute dal gennaio 2020 e al 4,2% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data. Con il 59,3% delle denunce, la “seconda ondata” del periodo ottobre 2020-gennaio 2021 ha avuto un maggiore impatto rispetto alla “prima ondata” del trimestre marzo-maggio 2020 (28,8%). Le denunce si sono concentrate soprattutto nei mesi di novembre (22,7%), marzo (16,2%), dicembre (14,5%), ottobre (14,1%) e aprile (10,4%) del 2020, mentre quelle presentate negli ultimi cinque mesi sono pari all’8,9% del totale.

I decessi sono 682, concentrati soprattutto nel trimestre marzo-maggio 2020 (51,7%) e pari a circa un terzo del totale degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati all’Inail da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla data del 30 giugno. Rispetto ai 639 casi mortali rilevati dal monitoraggio dello scorso 31 maggio, i decessi sono 43 in più, di cui tre avvenuti a giugno, sette a maggio, otto ad aprile, 10 a marzo, quattro a febbraio e due a gennaio di quest’anno, mentre gli altri nove sono riconducibili ai mesi precedenti. A morire sono soprattutto gli uomini (83,7%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (72,1%), over 64 anni (18,3%) e 35-49 anni (8,9%), con un’età media dei deceduti di 59 anni.

Allargando l’osservazione a tutte le infezioni di origine professionale, l’età media dei contagiati scende a 46 anni, con il 42,5% delle denunce nella fascia 50-64 anni e il 36,7% in quella 35-49 anni, e il rapporto tra i generi si inverte. La quota femminile, infatti, è pari al 68,7% e supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle lavoratrici sul complesso delle infezioni di origine professionale è, rispettivamente, del 48,0%, 46,2% e 44,3%. L’86,3% delle denunce riguarda lavoratori italiani, percentuale che sale al 90,5% per i casi mortali. Le altre comunità più colpite sono quella rumena (con il 21,0% dei lavoratori stranieri contagiati), peruviana (12,7%), albanese (8,1%), moldava (4,5%) ed ecuadoriana (4,2%). Per quanto riguarda i casi mortali, invece, con il 13,8% dei decessi occorsi agli stranieri, la comunità peruviana precede quelle albanese (12,3%) e rumena (9,2%).

L’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 43,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,5%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,6%), del 15,2% al Centro (Lazio 6,6%), del 12,7% al Sud (Campania 5,8%) e del 4,6% nelle Isole (Sicilia 3,1%). Le province con il maggior numero di contagi dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono Milano (9,7%), Torino (7,0%), Roma (5,2%), Napoli (3,9%), Brescia, Verona e Varese (2,5% ciascuna) e Genova (2,4%). Prendendo in considerazione solo l’ultimo mese di rilevazione, la provincia che ha registrato il maggior numero di infezioni di origine professionale è quella di Roma, seguita da Torino, Milano, Firenze, Venezia e Verona. Le province che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di maggio, non per contagi avvenuti nel mese di giugno ma per il consolidamento dei dati in mesi precedenti, sono però quelle di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Matera, Crotone, Pordenone, Siena, Grosseto, Bologna, L’Aquila e Arezzo.

Dall’analisi per professione dell’infortunato emerge che poco più di un quarto dei decessi (25,6%) riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. Nel dettaglio, la categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi, con il 37,6% delle denunce complessive, l’82,7% delle quali relative a infermieri, e il 10,3% dei casi mortali codificati (il 68,1% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,4% delle denunce (e il 4,3% dei decessi), i medici con l’8,6% (5,7% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 7,0% (2,5% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (3,4% dei decessi).

Fonte: INAIL

Vai alla notizia completa e ai dati sul monitoraggio delle denunce al 30 giugno 2021…

Precedente

Prossimo