D.Lgs. 231/2001: Assonime chiede lo stop al Ministro Alfano

Riformare il decreto 231 sì, ma non così. Il Presidente di Assonime Luigi Abete ha scritto una preoccupata lettera ad Alfano, a pochi giorni dalla probabile presentazione in consiglio dei ministri del testo del disegno di legge di riscrittura del decreto 231/2001. Assonime conta oltre 600 società, 100 quotate.

L’intero articolo è:
– di Giovanni Negri,
– pubblicato in Il Sole 24 Ore, Norme e Tributi, 25 febbraio 2011
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Riformare il decreto 231 sì, ma non così.

Il Presidente di Assonime Luigi Abete ha scritto una preoccupata lettera ad Alfano, a pochi giorni dalla probabile presentazione in consiglio dei ministri del testo del disegno di legge di riscrittura del decreto 231/2001.
Assonime conta oltre 600 società, 100 quotate

Abete non usa mezzi termini e precisa che “l’esigenza di una riforma della disciplina 231 è da noi condivisa, ma è necessario un profondo ripensamento dell’intero impianto del decreto“.

La strada imboccata invece non va nella giusta direzione e lascia scoperti gravi rischi per le imprese.
“Infatti le previste modifiche:
– non solo non garantiscono alcuna certezza in termini di esenzione da responsabilità
ma
– possono condurre, nei fatti, a indagini sempre più invasive da parte del pubblico ministeroe a un sindacato penetrante del giudice penale
in merito all’organizzazione e gestione imprenditoriale”.

A non convincere è un meccanismo come quello della certificazione dei modelli organizzativi dell’impresa che prova a sottrarre ai giudici «un aspetto rilevante del giudizio di colpevolezza per affidarlo a un soggetto privato». Una previsione destinata a non avere alcun effetto concreto, che non è utile alle imprese e non contribuisce neppure al recupero di un clima di fiducia tra giudici e imprese.

Un denso allegato tecnico alla lettera argomenta poi in maniera più analitica.

E sotto accusa finiscono i due capisaldi del disegno di legge di riforma:

– l’inversione dell’onere della prova che ora è a carico dell’impresa
– e il sistema di certificazione dell’idoneità dei modelli a prevenire i reati.

Quanto al primo punto il timore di Assonime è che l’avere scaricato un maggiore peso probatorio sulle spalle del pubblico ministero avrà come contraltare lo svolgimento di indagini ancora più aggressive nei confronti delle aziende. Che non conterebbero affatto o non del tutto sulle garanzie processuali dell’attuale fase giudiziale.

(Pa-Ro)

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