Dalle certificazioni ambientali nuova forza al Made in Italy

Lo studio “Certificare per competere” di Fondazione Symbola e Cloros, unico nel suo genere, esamina a fondo marchi e certificazioni amiche dell’ambiente portando alla luce la solida correlazione che esiste tra queste certificazioni e competitività delle aziende che le adottano. Realacci: “Marchi e certificazioni ambientali aiutano cittadini e imprese, spingono verso la qualità, sostengono l’Italia nell’impegno contro i mutamenti climatici”.

Oltre 450 nel mondo a cui si affiancano 12 new entry l’anno. È l’universo delle certificazioni e dei marchi ambientali, fatto di sigle semplici ed efficaci ma anche di poco comprensibili. Un mare magno composto da strumenti rigorosissimi che convivono con operazioni di puro greenwashing. Con oltre 24mila certificazioni l’Italia è il secondo paese al mondo per numero di certificati ISO 14001. Il primo per numero di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed EMAS. E il quinto paese del G20 per certificazioni forestali di catena di custodia FSC.

Per dare a consumatori e imprese strumenti utili per orientarsi nel vasto mondo delle certificazioni ambientali è nato il rapporto “Certificare per competere” di Fondazione Symbola e Cloros, presentato il 26 febbraio a Milano. Un rapporto unico nel suo genere, che esamina a fondo marchi e certificazioni amiche dell’ambiente portando alla luce la solida correlazione che esiste tra queste certificazioni e competitività delle aziende che le adottano.

Prendendo in considerazione i quattro settori tradizionali del Made in Italy, Automazione, Abbigliamento, Arredocasa, Alimentari sono state messe a confronto le perfomance delle aziende certificate con quelle delle non certificate. Con risultati eloquenti. In piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese amiche dell’ambiente hanno visto i loro fatturati aumentare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le certificazioni portano in dote, cioè, uno ‘spread’ positivo di 1,5 punti percentuali.
Ancora meglio nell’occupazione, dove lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le aziende certificate hanno visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con vantaggi particolarmente spiccati nell’abbigliamento (spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per gli addetti +3,9).
Determinante essere attenti alla sostenibilità anche sul fronte export: le imprese con certificazione ambientale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate nel 57%. E se le certificazioni giovano a tutte le imprese, alle aziende medio piccole mettono il turbo: le PMI (fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di 1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi).

Performance che si spiegano anche con la sempre maggiore sensibilità degli italiani verso la sostenibilità. Come testimonia un sondaggio IPSOS curato per questo studio, infatti, gli italiani dimostrano un discreto interesse verso il green, buona familiarità e fiducia verso le certificazioni ambientali: l’80% degli intervistati le ritiene affidabili. C’è dunque una generale aspettativa positiva, ma c’è notevole differenza tra questa familiarità e la conoscenza reale delle certificazioni. Se chiediamo di indicare spontaneamente i marchi di certificazione conosciuti sa dare una risposta il 39% degli intervistati. E tra questi meno della metà, ossia il 15% degli italiani, indica nomi di certificazioni ambientali esistenti. Segno che la strada verso una corretta e ampia conoscenza di queste certificazioni e di tutti i vantaggi che portano è ancora lunga.

“Le certificazioni ambientali – spiega il presidente di Symbola Ermete Realacci – sono uno strumento che aiuta crescita, innovazione ed export. Non vanno considerate come una pratica burocratica da adempiere, ma come un elemento determinante nel cammino delle aziende di tutti i settori, e del Paese, verso la qualità. Una certificazione ambientale porta con sé vantaggi nei bilanci, più qualità, migliori rapporti con i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica amministrazione; rafforza quella tensione innovativa che è il cuore della sostenibilità e della green economy. Marchi e certificazioni amici dell’ambiente aiutano anche a contrastare i mutamenti climatici e spingono l’Italia nella direzione indicata dalla COP21 di Parigi”.

Fonte: Symbola

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