E’ giunto il momento di andare oltre il principio della parità di retribuzione a parità di lavoro. Troppe sono le ingiustizie subite dalle donne, in tutti i Paesi dellUnione e in tutte le professioni. Occorre prendere sul serio i divari retributivi e non considerarli una variabile casuale nel percorso lavorativo delle donne.
La Commissione ha ricevuto dal Parlamento precise indicazioni.
Vogliamo una definizione di discriminazione retributiva e chiediamo dati comparabili, effettivi, coerenti e completi.
Si incontrano troppo spesso dati manipolati o coperti, agevolati da sistemi di classificazione del personale e da una organizzazione del lavoro rivolti al passato e contrassegnati da stereotipi.
Gli organismi di parità dovranno svolgere un ruolo determinante nella lotta contro le discriminazioni e nella sensibilizzazione e nella formazione, da offrire agli attori giudiziari come alle parti sociali.
Vogliamo specifiche sanzioni, passando da azioni e misure di prevenzione della discriminazione e dalla integrazione della dimensione di genere, cioè dal mainstreaming.
Non basta dire o scrivere parità retributiva, vogliamo renderla effettiva“.
(LG-Para)