Economia circolare, l’EEA analizza l’impatto ambientale dei prodotti tessili

I cittadini sono sempre più consapevoli dell’impatto dei loro consumi sulla natura e sul clima. Attualmente la produzione e il consumo di prodotti d’abbigliamento e tessili in genere nell’Unione europea hanno un impatto ambientale significativo ma la Commissione europea ha proposto una strategia ambiziosa in materia di prodotti sostenibili, che prevede numerose iniziative politiche concrete atte a disciplinare l’industria tessile.

 

La produzione e il consumo di prodotti tessili nell’Unione europea hanno un impatto significativo sull’ambiente e sul clima. L’Agenzia europea dell’ambiente ha stimato che, in una prospettiva globale del ciclo di vita e in termini di fattori di pressione determinati e misurabili, il consumo di prodotti tessili in Europa sia il quarto fattore di maggiore pressione sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, dopo gli alloggi, i prodotti alimentari e la mobilità.
L’EEA ha dimostrato che il consumo di prodotti tessili è alla base rispettivamente di un utilizzo del suolo e dell’acqua al terzo posto per importanza nella catena del valore e di uno sfruttamento delle risorse materiali e di emissioni di gas a effetto serra al quinti posto per dimensioni. Anche le sostanze chimiche presenti nei prodotti tessili sono causa di pressioni e impatti. In tale contesto, quest’anno l’EEA studierà le quantità e gli effetti delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS) nel settore.

Nell’UE i prodotti tessili usati sono attualmente per lo più gettati tra i rifiuti urbani e poi incenerita a fini energetici, tuttavia, il volume esatto di questo flusso di rifiuti non ci è noto. In media il 38% dei prodotti tessili è donato a fini di riutilizzo e di riciclo, ma solo il 10% circa degli indumenti donati viene venduto nello stesso paese dell’UE e un ulteriore 10% in altri Stati membri. Il resto dei prodotti tessili donati viene quindi per la maggior parte esportato in Africa e in Asia, tali esportazioni sono triplicate in due decenni, totalizzando quasi 1,7 milioni di tonnellate l’anno nel 2019.
Circa il 46% del totale è stato esportato in paesi dell’Africa (principalmente in Tunisia, Ghana e Camerun), dove poco più della metà è stata riutilizzata, mentre il resto è stato smaltito in discarica o disperso nell’ambiente. Il 41% circa è stato esportato in Asia (principalmente in Pakistan, Emirati Arabi Uniti e India), dove è stato in parte riciclato meccanicamente e in parte riesportato in altri paesi asiatici e africani.
In generale grava un’enorme incertezza su tali esportazioni e su che cosa viene fatto in Africa e soprattutto in Asia dei prodotti tessili usati e al momento si assiste a un grande interesse da parte dei media e in termini di politiche nei confronti di tale argomento. Tutti gli Stati membri dell’UE hanno l’obbligo di effettuare una raccolta differenziata e separata dei prodotti tessili entro il 2025, anno a partire dal quale è atteso un maggiore riutilizzo di prodotti tessili raccolti.

Le fibre a base biologica utilizzate nell’abbigliamento e in altri prodotti tessili sono spesso considerate alternative più sostenibili rispetto ai tessuti sintetici, ma una relazione tecnica del Centro tematico europeo sull’economia circolare e sull’uso delle risorse dell’EEA dimostra che questa percezione merita una certa cautela. Se da una parte esse offrono la possibilità di prendere le distanze dalla produzione di tessuti sintetici a partire da materie plastiche (che sono principalmente derivate da petrolio e gas), dall’altra le fibre biologiche sono all’origine di altre pressioni ambientali, relative tra l’altro all’utilizzo dell’acqua e del suolo per attività agricole, al disboscamento e alla trasformazione delle fibre.

Sulla base delle conoscenze messe a disposizione dall’EEA e da altri soggetti, nel marzo 2022 la Commissione europea ha proposto una strategia ambiziosa in materia di prodotti sostenibili, che prevede numerose iniziative politiche concrete atte a disciplinare l’industria tessile. Elemento importante di tali iniziative è l’inclusione dei prodotti tessili nella revisione della direttiva dell’UE sulla progettazione ecocompatibile insieme all’inserimento dei prodotti tessili nel passaporto dei prodotti dell’UE, misure che si spera consentano di rendere sicura e più sostenibile la progettazione in tale settore. Risulta inoltre importante introdurre regimi più ampi in materia di responsabilità dei produttori in tutti gli Stati membri dell’UE. Nel complesso, secondo Euratex, saranno oltre 16 gli atti legislativi che nei prossimi anni interesseranno e disciplineranno il mercato dei prodotti tessili dell’UE.

Fonte: EEA

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