“Ecosistema Urbano 2014” ventunesima edizione del rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani

Presentata a Torino , il 27 ottobre 2014, la ventunesima edizione di “Ecosistema Urbano” il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Sole 24 Ore.

Città italiane a tre velocità: lente, lentissime, statiche e il paragone con quello che si sta realizzando in Europa contribuisce a dare la misura di questa stagnazione.

Inquinamento atmosferico a livelli d’emergenza e tasso di motorizzazione in crescita, gestione dei rifiuti altalenante e trasporto pubblico in crisi. Nelle città italiane sono scarse, nel complesso, le novità. Tra gli interventi messi in campo nei centri urbani è difficile trovare una reale spinta a migliorare la qualità della vita di residenti e ospiti.
Questo il quadro che emerge dalla ventunesima edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi italiani.

Le prime cinque città in classifica sono Verbania, Belluno, Bolzano, Trento e Pordenone ma anche i comuni al top presentano grossi problemi. Trento ha valori eccessivi di biossido di azoto, Verbania e Belluno perdono un terzo dell’acqua immessa in rete, Pordenone depura poco più della metà dei suoi scarichi fognari. Facile, allora, immaginare qual è la situazione in fondo alla classifica, dove si collocano Agrigento, Isernia, Crotone, Messina, Catanzaro e Reggio Calabria.

“Non mancano i segnali di cambiamento: il successo della raccolta differenziata a Milano e Andria, il car-sharing a Roma e Milano, le pedonalizzazioni a Bologna, la mobilità a Bolzano – dichiara il presidente di Legambiente Cogliati Dezza – pochi segnali positivi in una situazione bloccata. Eppure la discussione nel Paese sta ripartendo, complice il dibattito sui fondi strutturali e le questioni aperte dalla istituzione delle città metropolitane. Quello che davvero manca è la capacità di immaginare il traguardo, il punto d’arrivo verso cui tendere, sia nel breve che nel lungo o lunghissimo periodo”.

Quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia (consumi e diffusione rinnovabili).

Nel complesso, l’inquinamento atmosferico resta ancora a livelli di emergenza. In particolare, aumentano le situazioni critiche nei comuni più grandi. Per il biossido di azoto (NO2), Trieste, Milano, Torino e Roma fanno registrare valori oltre i 50 μg/mc.
Solo a Bolzano le politiche di mobilità sono riuscite a limitare gli spostamenti motorizzati privati al di sotto di un terzo degli spostamenti complessivi. Mentre sono 26 le città in cui gli spostamenti in auto e moto superano i due terzi del totale.
La produzione pro capite di rifiuti scende a una media di 541 kg/abitante (-3,4% rispetto all’anno precedente), mentre la raccolta differenziata arriva al 40,8% (+3,9%). Ma al di là del valore medio, lo sviluppo della raccolta differenziata mostra ancora realtà fortemente disomogenee. Un terzo dei comuni non raggiunge nemmeno l’obiettivo del 35% previsto per il 2006 e un altro terzo supera abbondantemente il 50%.
Il dato sulla dispersione dell’acqua conferma un panorama molto variegato: si passa dall’8% di Foggia al 77% di Cosenza. Ancora oggi in 52 città più del 30% dell’acqua immessa nella rete viene dispersa; in 19 le perdite sono addirittura superiori al 50%.
Per la depurazione, in testa alla classifica troviamo 43 capoluoghi in grado di servire più del 95% degli abitanti, tra questi 11 raggiungono quota 100%, riuscendo a coprire la totalità della popolazione. Quattro, invece, i comuni, tutti meridionali, in cui viene servita dal depuratore solo la metà, o meno, della popolazione: Benevento, Catania, Messina e Palermo.

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