EEA, l’esposizione al rumore in Europa

Il rapporto 2020 dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), rinnovando le indicazioni del precedente, indica l’uso di sistemi di rilevazione omogenei ed incentiva ad attuare ulteriori azioni di mitigazione per ampliare il beneficio, oltre che all’uomo, anche ad animali ed alla qualità dell’aria.

Il nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) conferma che l’esposizione al rumore ha un impatto importante sul benessere fisico e mentale delle persone. È stato stimato che l’inquinamento da rumore stradale colpisce almeno il 20% della popolazione europea che vive nelle aree urbane dove i livelli di rumore da traffico risultano essere dannosi per la salute. In Europa circa 113 milioni di persone sono esposte a rumore da traffico a lungo termine diurno e notturno, per un valore di almeno 55 decibel (dB) o superiore. A questi vanno aggiunti 22 milioni di persone esposte ad alti livelli di rumore derivante dal traffico ferroviario, 4 milioni sono quelli esposti al rumore da traffico aereo mentre risultano inferiori ad 1 milione i soggetti esposti ad alti livelli di rumore generato da insediamenti industriali. Complessivamente il numero delle persone esposte alle fonti di rumore sembra rimanere stabile dal 2012, tuttavia è previsto che l’inquinamento acustico aumenterà per il crescere della popolazione nei centri urbani ed al conseguente aumento della richiesta di mobilità.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), la prolungata esposizione all’inquinamento acustico è associata al rischio del verificarsi di esiti negativi per la salute fisiologica e psicologica delle persone. Nelle aree urbane più del 50% delle misure adottate per gestire la riduzione del rumore si è concentrata sulle fonti che lo causano, per questo si è puntato su asfalti fonoassorbenti e mobilità elettrica sia privata che pubblica o micromobilità rappresentata da biciclette e monopattini.
Il rumore presente esterno alle aree urbane è rappresentato per il 52% da traffico ferroviario, per il 70% da aeroportuale, mentre il 39% è rappresentato da quello veicolare distribuito tra strade statali ed autostrade.

Gli effetti derivati da prolungate esposizioni all’inquinamento acustico causano disturbi cronici del sonno a 6,5 milioni di persone, 48.000 sono i casi di cardiopatia ischemica e 12.000 sono stati i casi di morte premature registrate. Sempre secondo le stime del rapporto dell’EEA, 12.500 sono gli studenti europei che soffrono di disturbi per l’apprendimento derivanti dal rumore prodotto dal traffico aereo.

Con l’obiettivo di offrire alla popolazione urbana strumenti per diminuire l’incidenza del rumore ed i disturbi derivanti, le amministrazioni hanno individuato nelle aree verdi quiete/silenziose fuori dai centri urbani una possibile soluzione. Tuttavia la realizzazione delle “aree silenziose” ha mostrato un limite rappresentato dal fatto di non essere facilmente raggiungibili dalla maggior parte dei cittadini. Sono pertanto allo studio criteri e requisiti precisi per un’appropriata individuazione e miglioramento all’accessibilità.

Il rapporto non tralascia neppure gli effetti che l’inquinamento acustico è capace di esercitare sulla fauna animale alterandone fisiologia e comportamenti, facendo rilevare una riduzione della riproduzione, aumento della mortalità e mutazione delle rotte di emigrazione a cui è seguita una diminuzione dei valori della densità di popolazione.
Il nuovo rapporto 2020 ha sviluppato un metodo di mappatura del rumore omogeneo al fine di comparare più facilmente tra i paesi europei le mappe di rumore da cui derivare dati in questo modo più facilmente confrontabili che in passato.

Inoltre il rapporto intende incentivare la legislazione europea per apportare adeguamenti e la riconfigurazione di alcuni dispositivi dei trasporti ferroviari, permettendo la predisposizione sulle carrozze e motrici di freni con blocchi silenziosi maggiorati e, nelle aree prospicienti gli aeroporti, l’installazione di dispositivi di dispersione del rumore, secondo quanto indicato dalla direttiva sul rumore “European Noise Directive” (END).

Fonte: ARPAT

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