EEA pubblica “Environmental indicator report 2017”

L’Environmental indicator report 2017 dell’Agenzia europea per l’ambiente, come la prima edizione del report del 2016, nasce a supporto del monitoraggio del settimo Programma di azione UE in materia di ambiente e valuta – con l’aiuto di 29 indicatori – se gli obiettivi prioritari per il 2020 si stanno avvicinando o meno.

La seconda edizione dell’Environmental indicator report dell’Agenzia europea per l’ambiente (EEA), al pari della prima del 2016, nasce a supporto del monitoraggio del settimo Programma di azione ambientale “Vivere bene, entro i limiti del nostro pianeta” (PAA).

Tenuto conto del fatto che i principali obiettivi tematici del PAA sono proteggere la natura e rafforzare la resilienza ecologica, aumentare la sostenibilità, l’uso efficiente delle risorse e l’economia a basso contenuto di carbonio e, infine, salvaguardare la salute e il benessere dei cittadini, il report valuta – con l’aiuto di 29 indicatori – se l’UE si sta avvicinando o meno agli obiettivi prioritari dati per il 2020, aggiornando i risultati dello scorso anno con dati e informazioni riferibili al 2015.

I risultati del quadro di valutazione confermano la valutazione complessiva fornita nel 2016, vale a dire che:
– il capitale naturale dell’UE non è ancora ben protetto, mantenuto e migliorato come dovrebbe secondo il PAA;
– le prospettive per il 2020 continuano a mostrare progressi disomogenei. L’UE è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi legati al clima e all’energia e c’è stato anche un certo miglioramento inerente l’efficienza delle risorse, mentre finora gli sforzi per ridurre l’impatto ambientale complessivo riguardante produzione e consumo (relativamente ai settori cibo, alloggio e mobilità) variano notevolmente nei loro tassi di successo;
– le prospettive per il 2020 su salute e benessere continuano a essere contrastanti. Da una parte ci sono state sostanziali riduzioni nelle emissioni di inquinanti atmosferici e idrici negli ultimi decenni, ma dall’altra persistono le preoccupazioni per la qualità dell’aria e l’inquinamento acustico nelle aree urbane e per l’esposizione cronica della popolazione a complesse miscele di prodotti chimici.

In aggiunta a questi risultati generali, meritano di essere evidenziate anche le recenti tendenze per altri indicatori, incluse le ricadute che queste avranno sulle prospettive di raggiungimento degli obiettivi 2020.

Le emissioni di ammoniaca sono aumentate nel 2014 e nel 2015, cambiando così da positivo a incerto la prospettiva di raggiungere l’obiettivo di ridurre entro il 2020 le emissioni del 6% rispetto ai livelli del 2005.

Anche le prospettive per l’obiettivo inerente il consumo di suolo passa da “incerto” a “improbabile da soddisfare” perché attualmente non vi sono politiche stringenti che promuovano tale riduzione.

Il consumo di energia primaria e le emissioni di gas a effetto serra per il settore dei trasporti sono aumentate negli ultimi anni per cui ci sono forti probabilità di mancare l’obiettivo dato.

Nel 2015, le emissioni totali di gas serra e il consumo di energia nelle famiglie è aumentato e l’incremento della quota di energie rinnovabili al lordo del consumo finale di energia è rallentato, così come il tasso di crescita del settore dei beni e servizi ambientali tra il 2011 e il 2015. Tuttavia, questi andamenti non si traducono, ad oggi, in maggiori rischi di non raggiungimento degli obiettivi perché i precedenti progressi erano stati più che sufficienti.

Nel 2015, l’esposizione della popolazione ai superamenti consentiti per legge nelle aree urbane per i biossidi di azoto e ozono è aumentata, mentre le perdite di azoto da terreni agricoli non sono diminuite e questo rafforza la valutazione dello scorso anno che gli obiettivi concordati non saranno raggiunti entro il 2020.

Infine, il livello inferiore di attività economica nell’UE, in seguito alla crisi finanziaria del 2008, ha contribuito a molte delle tendenze positive passate, ma dato che la crescita economica sta riprendendo saranno necessari nuovi sforzi per consolidare i progressi ottenuti puntando su due azioni chiave: rafforzare la legislazione in campo ambientale e integrare ulteriori obiettivi ambientali nelle politiche socio-economiche.

Fonte: ARPAT

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