EEA, pubblicato il report che presenta gli ultimi dati disponibili sull’esposizione al rumore in Europa

ARPAE Emilia-Romagna analizza il report “Environmental noise in Europe 2020” dell’Agenzia europea per l’ambiente ed evidenzia che 113 milioni di persone sono esposte al rumore da traffico che risulta essere la prima fonte di di inquinamento acustico in Europa, con livelli di rumore che dovrebbero aumentare, nel prossimo decennio, sia nelle aree urbane che rurali, a causa della crescita dei centri urbani e dell’aumento della domanda di mobilità.

Il report “Environmental noise in Europe 2020” presenta gli ultimi dati disponibili sull’esposizione al rumore in Europa e analizza i relativi impatti sulla salute e sugli ecosistemi, valuta inoltre le azioni che vengono intraprese per ridurre tale esposizione.

Si stima che 113 milioni di persone siano esposte a livelli di rumore da traffico a lungo termine diurno/notturno di almeno 55 decibel (limite fissato dalla normativa comunitaria). Nella maggior parte dei paesi europei, oltre il 50% degli abitanti nelle aree urbane è esposto a livelli di rumore da traffico di 55 dB o più durante il periodo diurno-serale-notturno. Questi livelli di esposizione, sulla base delle recenti indicazioni dell’OMS (Environmental noise guidelines for the European region, 2018), si traducono in 12.000 morti premature e 48.000 nuovi casi di cardiopatia ischemica all’anno in Europa, secondo le stime contenute nel rapporto dell’EEA.
Sarebbero 22 milioni le persone che soffrono di fastidio cronico e 6,5 milioni le persone con disturbi cronici del sonno riconducibili all’esposizione al rumore. Secondo l’OMS questi impatti sulla salute iniziano a manifestarsi al di sotto delle soglie stabilite dalla direttiva UE sul rumore (Environmental Noise Directive (2002/49/EC) e quindi i dati sono probabilmente sottostimati. Inoltre, le informazioni fornite dai paesi ai sensi della direttiva UE non coprono tutte le aree urbane, strade, ferrovie e aeroporti.

Il rumore antropogenico colpisce inoltre un’ampia varietà di specie selvatiche terrestri e marine che comportano diverse di risposte fisiologiche e comportamentali (diminuzione dei tassi di riproduzione, aumento della mortalità e dell’emigrazione con conseguente riduzione della densità della popolazione). Almeno il 19% delle aree di protezione della natura coperte nell’ambito di Natura 2000 si trovano in aree in cui i livelli di rumore sono superiori ai limiti europei a causa di strade, ferrovie e traffico aereo.

Il report esamina anche le azioni intraprese dagli Stati membri per gestire e ridurre l’esposizione al rumore e rivede i progressi compiuti per raggiungere gli obiettivi dell’UE sull’inquinamento acustico stabiliti dalla legislazione comunitaria, in base alla precedente rilevazione del 2014. Nelle aree urbane, oltre il 50% delle misure adottate riguarda la mitigazione della fonte di rumore: queste sono ampiamente utilizzate per ridurre e gestire il rumore nelle aree fuori città che sono interessate dalle principali ferrovie (52%), aeroporti (70%) e arterie veicolari (39%).

Le misure per contrastare l’inquinamento atmosferico comportano spesso vantaggi in termini di riduzione rumore ambientale, tuttavia, non tutti gli interventi sono ugualmente efficaci per entrambi i fattori di stress. L’efficacia, stimata dai modelli costi-benefici, aumenta se le azioni vengono messe in atto con entrambi gli obiettivi di ridurre sia l’inquinamento atmosferico che l’impatto acustico.

Sebbene alcuni Stati membri dell’UE abbiano compiuto progressi nella mappatura e nella comunicazione di più aree ad alto rumore in tutta Europa, non sono stati ancora raggiunti gli obiettivi politici generali sul rumore ambientale. In particolare, l’obiettivo fissato per il 2020 dal 7° Programma di azione ambientale per ridurre l’inquinamento acustico e spostarsi verso i livelli raccomandati dall’OMS per l’esposizione al rumore non sarà raggiunto. Si prevede infatti che l’inquinamento acustico aumenterà a causa della futura crescita urbana e dell’aumento della domanda di mobilità.

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