Le sostanze per-fluoro-alchiliche (PFAS), per le loro peculiari caratteristiche fisiche e chimiche, sono state ampiamente utilizzate dagli anni ’50 nell’industria e nel commercio e sono pertanto presenti in diversi prodotti comuni (pentole antiaderenti, indumenti idrorepellenti, tessuti e tappeti resistenti alle macchie, alcuni cosmetici, alcune schiume antincendio e prodotti resistenti a grasso, acqua e olio).
Le stesse peculiarità rendono tuttavia queste sostanze altamente persistenti e diffuse in tutti i comparti ambientali con una presenza particolarmente rilevante nel comparto idrico e ne sono ormai riconosciuti gli effetti sulla salute umana.
Gli esseri umani sono esposti ai PFAS attraverso una miriade di pratiche e prodotti. L’ingestione, in particolare attraverso l’acqua potabile, è la via di esposizione umana predominante; dopo anni di utilizzo, i PFAS sono stati infatti trovati sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee, causando esposizione, oltre che attraverso l’ingestione, anche per inalazione durante la doccia e per assorbimento cutaneo. I contenitori per gli alimenti, l’abbigliamento e i mobili resistenti alle macchie costituiscono altri possibili percorsi di esposizione per l’uomo.
Le attuali conoscenze relative agli effetti sulla salute umana derivano da studi condotti su animali e da indagini epidemiologiche su lavoratori e popolazioni esposte, svolti principalmente negli Stati Uniti. La ricerca condotta fino ad oggi ha rilevato associazioni tra esposizione a PFAS e specifici effetti negativi sulla salute umana:
– disfunzioni del sistema immunitario;
– cancro;
– sviluppo cognitivo e neurocomportamentale dei bambini;
– disturbi endocrini.
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