Eternit: “Pochi errori nella sentenza”, Luciano Panzani, Presidente Tribunale

“Pochi errori nella sentenza Eternit”, spiega Luciano Panzani, il presidente del tribunale: “Ci sono i motivi per i mancati indennizzi, spesso si tratta di reati prescritti, ma nelle motivazioni tutto sarà chiarito”. E Guariniello vuole adesso creare un archivio per schedare tutte le ditte che hanno comprato prodotti in amianto dalla Sia.

“Pochi errori nella sentenza Eternit”, spiega Luciano Panzani, il presidente del tribunale: “Ci sono i motivi per i mancati indennizzi, spesso si tratta di reati prescritti, ma nelle motivazioni tutto sarà chiarito“.

E Guariniello vuole adesso creare un archivio per schedare tutte le ditte che hanno comprato prodotti in amianto dalla Sia.

SONO circa un migliaio le parti civili del caso Eternit che non hanno ricevuto un indennizzo, ma il presidente del tribunale Luciano Panzani difende la sentenza dall’ipotesi che ci siano state persone trattate con disparità: “Atteso il numero elevatissimo di parti civili, è possibile che disguidi tecnici abbiano potuto riguardare la posizione di alcune di esse – ha esordito – ma si precisa che ciò può essersi verificato in un numero limitato di casi”. Qualche errore quindi può anche esserci stato, ma allora quali sono le ragioni di così tante esclusioni?

Anche a Casale Monferrato e a Cavagnolo infatti, all’indomani della sentenza centinaia di persone si erano lamentate con gli avvocati e con i rappresentanti delle associazioni, per non aver sentito pronunciare il proprio nome e cognome nell’elenco dei risarcibili.

Secondo il tribunale le ragioni debbono essere ricercate fra le norme giuridiche e processuali, e si chiariranno con le motivazioni previste fra 90 giorni: “E’ possibile che molte parti civili siano rimaste deluse dal fatto di non essersi viste riconosciute il diritto al risarcimento del danno – ha spiegato Panzani – ma ciò non è frutto di un errore, bensì conseguenza del tipo di patologia lamentata, non sempre correlata all’esposizione all’asbesto, e ancor più dal fatto che il reato di omissione di cautele antinfortunistiche è stato dichiarato prescritto per tutti, e non solo per Bagnoli e Rubiera, per le malattie professionali manifestatesi prima del 13 agosto 1999”.

Intanto non si arresta la battaglia del pm Raffaele Guariniello contro l’amianto: per aiutare chi si ammala di patologie correlate ad ottenere giustizia è nata ora l’idea di creare un archivio che servirà a schedare tutte le ditte che hanno comprato manufatti amiantiferi dalla Sia di Grugliasco.

Controllando documenti e fatture gli inquirenti stanno individuando gli acquirenti di carte e cartoni, anelli, fibre e trecce d’amianto: è stato calcolato che la produzione della fabbrica sia stata di 48 mila 447 tonnellate di asbesto. “E’ come se ogni italiano avesse comprato un chilo di amianto” hanno spiegato in procura.

(LP)

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