Il Festival organizzato da Associazione CinemAmbiente in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema è parte del Green Film Network, un’associazione che riunisce i principali festival dedicati all’ambiente da tutto il mondo.
“Movies save the planet” è stato lo slogan della 23a edizione le cui proiezioni sono avvenute tra il Cinema Massimo presso il Museo Nazionale del Cinema ed in streaming. Sono stati proposti 65 film tra lungo, medio e cortometraggi, selezionati tra la migliore produzione internazionale di settore e provenienti da 26 Paesi, accompagnati da incontri con autori, protagonisti, esperti, presenti in sala od in collegamento in videoconferenza che hanno condotto per mano gli spettatori ai quattro angoli del pianeta nel tentativo di affrontare la questione ambientale in senso globale.
Nell’edizione di quest’anno le opere proposte non sono state suddivise in sezioni competitive, nell’intento di privilegiare l’elemento di cooperazione del Festival in grado di favorire ed alimentare, attraverso il cinema, la ripresa di un dibattito collettivo che riguarda tutti. Unica sezione competitiva prevista dell’edizione 2020 del Festival è stata quella dedicata ai ragazzi con CinemAmbiente Junior, l’iniziativa ha registrato l’iscrizione di circa 80 tra film e cortometraggi, provenienti da svariate regioni italiane e di cui solo 30 sono stati i finalisti selezionati (10 per ciascun ordine e grado di scuole ammesse).
La manifestazione torinese ha inteso dare spazio alle nuove forme di attivismo ambientale, che negli ultimi anni ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’emergenza climatica, l’inquinamento e lo smaltimento dei rifiuti, l’evoluzione della scienza e delle tecnologie e le sue ripercussioni, positive o negative, sotto il profilo ambientale.
Il cinema storicamente ha sempre rappresentato la natura, ma solo di recente i film hanno cominciato ad interrogarsi sull’ambiente inteso in senso moderno, cioè come relazione tra uomo e contesto in cui vive, afferma il Direttore del Festival Gaetano Capizzi.
Se fino a qualche tempo fa le proposte cinematografiche di questo ambito potevano arrecare allo spettatore la sensazione che la situazione sullo stato dell’ambiente fosse oramai irrecuperabile, oggi i film sul tema cercano sempre di proporre soluzioni, spazi di manovra ed in ultima analisi di mobilitare.
Si va dunque dalla “Grande muraglia verde” africana del documentario di Jared P. Scott alla foresta vergine da cui parte Jaider di etnia Macuxi, per denunciare l’apocalisse imminente in “Amazonian Cosmos” di Daniel Schweizer. Dall’inquinatissima città cinese di Lnagfang proptagonista di “Smogtown” di Meng Han, all’isola di King George, in Antartide dove Viera Cakanyova ambienta il suo “Requiem for Homosapiens”.
Dai grandi musei di storia naturale in cui l’uomo tenta di ricostruire la natura “Curiosity and control” di Albin Biblom e particolare interesse pare aver suscitato quello sul tavolo svizzero di Davos, dove ha luogo ogni anno il World Economic Forum dal titolo “The Forum” di Marcus Vetter.