la Tepco, gestore dell’impianto, a rimuovere il materiale radioattivo contenuto nell’acqua che interessa soprattutto il reattore n.2 su cui sono concentrate le maggior preoccupazioni.
——————
E’ andato a vuoto il tentativo dei tecnici di tappare la falla nel reattore 2, considerata responsabile della fuoriuscita di acqua radioattiva che defluisce direttamente nel Pacifico.
Hanno riempito il pozzetto di cemento senza poterlo però asciugare completamente.
Il passo successivo consisterà nell’iniettare una sostanza altamente assorbente nelle tubature che collegano il pozzo al resto del reattore.
L’acqua “pesante” proveniente dal nucleo del reattore si disperde velocemente in mare, ma costituisce comunque un pericolo per i tecnici al lavoro nella centrale.
In questa corsa contro il tempo, in cui ogni giorno salta fuori una nuova difficoltà, i “liquidatori” le stanno provando tutte per normalizzare la situazione alla centrale, spesso alla cieca poiché non esistono precedenti del genere. Guidati solo dal loro buon senso, i tecnici ricorrono a mezzi originali, se non empirici, come quella piattaforma galleggiante, lunga 136 metri e larga 46, che sarà ancorata di fronte alla centrale, con a bordo dei serbatoi della capacità di 10mila tonnellate per immagazzinare l’acqua contaminata. Attorno al reattore 4 hanno invece già vaporizzato duemila litri resine sintetiche che fissano al suolo le polveri radioattive per evitarne la diffusione nell’ambiente. Nella speranza di raffreddare i reattori, useranno il cemento al posto dell’acqua, che verrà pompato grazie a enormi bracci meccanici provenienti da Stati Uniti, Germania e Cina. Infine, per intrappolare l’acqua contaminata inietteranno molecole superassorbenti.
Si tratta per lo più di tentativi dall’esito ancora incerto, ma che vanno comunque provati, perché ci vorranno mesi prima che Fukushima smetta di rilasciare forti concentrazioni di radioattività. Ieri, il capo di gabinetto del governo di Tokyo, Yukio Edano, ha appunto ricordato che “si stanno prendendo in esame molteplici opzioni per fermare la crisi nucleare”. Le autorità sanitarie hanno intanto esaminato le funzioni della ghiandola tiroidea a circa 900 neonati e bambini nelle città vicino attorno alla centrale. Ebbene, in nessuno di loro è stata rilevata alcuna forma di “alterazione” dovuta alle radiazioni.
Nel mondo, oltre una centrale nucleare su dieci sorge in un luogo dove potrebbero verificarsi terremoti e tsunami.
Ora, molti di questi impianti si trovano in Paesi tecnologicamente meno preparati del Giappone per far fronte a un eventuale evento disastroso.
Secondo uno studio della Maplecroft, sulle 442 centrali esistenti nel mondo, 76 si trovano in zone costiere esposte al rischio di tsunami e oltre una su dieci in regioni a estremo rischio sismico.
Tra queste, quella in Slovenia è la più vicino all’Italia.