Gas ad effetto serra l’Europa è più verde Italia e Spagna meno

Gas ad effetto serra l’Europa è più verde Italia e Spagna meno

L’Europa è sulla buona strada per centrare gli obiettivi di Kyoto
E non è detto che possa fare anche meglio.
Un po’ la recessione, un po’ l’anima verde del Vecchio Continente stanno spingendo l’Europa sul podio dei paesi amici dell’ambiente.

I paletti da superare sono quelli fissati dal protocollo di Kyoto, un accordo nato a seguito della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Si tratta di uno dei più importanti strumenti giuridici internazionali inventati per combattere i disastri ambientali causati dall’inquinamento e contiene gli impegni presi dai Paesi industrializzati per ridurre le emissioni di alcuni gas ad effetto serra, responsabili del riscaldamento del pianeta.
L’obiettivo per il periodo compreso tra il 2008 e il 2012 è di ridurre le emissioni totali dei Paesi sviluppati almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990.
Mancano pochi mesi al traguardo e le stime, contenute nell’ultimo report dell’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), basate sui dati del 2011, dicono che è molto probabile che l’Europa ridurrà le emissioni dell’8%. «Sarà probabilmente superato, ad oltre il 10%», ha commentato più ottimisticamente, il commissario Ue al Clima, Connie Hedegaard.
L’obiettivo sarà raggiunto complessivamente dai 15 Paesi europei che hanno siglato l’accordo (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna Svezia, Regno Unito), ma non sarà un successo per tutti, perché Italia e Spagna probabilmente non manterranno i loro impegni.
La prima, che deve ridurre singolarmente le emissioni del 6,5%, non ha nemmeno illustrato un piano per arrivare a centrare l’obiettivo, mentre la seconda ha perlomeno dichiarato di voler acquistare sul mercato i certificati verdi che le permetteranno di essere in regola.
Stando alle stime, all’Italia mancano 14,1 milioni di tonnellate di Co2 all’anno, ma rimane l’unico Paese che può accedere alla compravendita di certificati a non aver annunciato la volontà di farvi ricorso.
Se i due Paesi non provvederanno, saranno costretti a pagare per allinearsi con gli altri partner europei, con il rischio fra l’altro di mettere a repentaglio gli obiettivi successivi. Un costo che il Kyoto Club, l’associazione delle imprese che in questi anni hanno promosso e sostenuto rinnovabili ed efficienza energetica, stima pari a oltre 700 milioni di euro. «Cifra che conteggiando anche la quota attribuita all’Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie IPCC) si ridurrebbe a 300 milioni di euro», precisa il direttore scientifico, Gianni Silvestrini. «Questi dati, aggiornati al 2011 – aggiunge – sono migliori rispetto agli anni passati e tengono conto del calo delle emissioni climalteranti dovuto alla crisi economica e ai positivi risultati sul fronte dell’efficienza e delle energie verdi». L’Agenzia dell’Ambiente europea ha poi stimato che un mancato adeguamento da parte delle due maglie nere d’Europa impedirà a tutti i 15 Paesi che hanno firmato l’accordo di raggiungere i traguardi fissati per il 2015, mentre quelli per il 2020 dovrebbero essere raggiunti senza grande fatica e senza prevedere sforzi aggiunti rispetto a quanto le politiche dei singoli governi hanno già messo in campo.

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