Il tema del 2019 è: La nostra biodiversità, il nostro cibo, la nostra salute.
Se da un lato la diversità biologica è riconosciuta come una risorsa globale di enorme valore per le generazioni presenti e future, dall’altro il numero di specie si è significativamente ridotto progressivamente: oggi si accede ad una maggiore varietà di cibo rispetto a quello dei nostri genitori o dei nostri nonni, ma a fronte di un’offerta più diversificata, la dieta globale nel suo complesso – ciò che le persone effettivamente mangiano – è sempre più omogenea.
La diversità biologica è un fattore chiave per trasformare i sistemi alimentari e migliorare la salute umana. Negli ultimi 100 anni, oltre il 90% delle varietà coltivate è scomparso dai campi degli agricoltori. La metà delle razze di molti animali domestici sono andate perse e in tutte le 17 principali zone di pesca del mondo si pesca a livelli pari o superiori ai loro limiti sostenibili.
“La biodiversità non è un lusso, ma una condizione imprescindibile per il nostro benessere”, sottolinea Cristiana Paşca Palmer, segretario esecutivo della Convenzione sulla diversità biologica. “È il fondamento alla base dei sistemi alimentari e della nostra salute. Non possiamo permetterci di trascurare la nostra dipendenza dalla natura e dare per scontata l’abbondanza dei suoi frutti”.
Slow Food ricorda che:
– oggi il 75% del cibo prodotto per il consumo umano deriva da sole 12 specie vegetali e 5 animali;
– un sistema di produzione alimentare globale basato su un numero limitato di specie animali e varietà vegetali, geneticamente uniformi e altamente produttive, costituisce una criticità tanto per la conservazione della biodiversità, quanto per la salute umana;
– la perdita di fonti alimentari diversificate – la nostra sicurezza alimentare –, diminuisce la resilienza umana e la capacità di far fronte ai cambiamenti, inclusi i cambiamenti climatici;
– la salute umana è altrettanto colpita; la perdita di diversi tipi di regimi alimentari è direttamente collegata alla malnutrizione e a patologie non trasmissibili come il diabete e l’obesità, oltre ad avere un impatto diretto sulla disponibilità di alimenti sani e medicine tradizionali;
– nonostante la crescente diversificazione dell’offerta commerciale in molti paesi del mondo, i prodotti che acquistiamo e mangiamo sono sempre più omogenei.