Greenpeace mostra come i fondi europei siano utilizzati prevalentemente per promuovere alimenti di origine animale nonostante il loro impatto sull’ambiente

La nuova ricerca di Greenpeace “Marketing Meat” mostra come i fondi europei vengano utilizzati per promuovere prevalentemente il consumo di prodotti di origine animale, nonostante l’ampia documentazione scientifica sugli impatti negativi che questo modello alimentare ha sull’ambiente, sul clima e sulla salute pubblica.

Una nuova ricerca di Greenpeace mostra come i fondi europei vengano utilizzati per promuovere prevalentemente il consumo di prodotti di origine animale.
La Commissione europea ha speso infatti per promuovere carne e latticini il 32% dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte di un più modesto 19 per cento speso per promuovere frutta e verdura.

La società sta affrontando simultaneamente molteplici crisi: le emissioni di gas serra stanno spingendo sempre più il Pianeta verso il riscaldamento globale e la crisi climatica, innumerevoli specie sono a rischio di estinzione, si affrontano emergenze sanitarie globali, di cui il COVID-19 è solo un esempio. Il modo in cui si produce e consuma cibo in Europa è indissolubilmente legato a tutti questi problemi ed è necessaria una reale transizione ecologica del sistema agroalimentare.

Uno dei più grandi cambiamenti necessari nel sistema agroalimentare europeo è la riduzione della produzione e del consumo di prodotti di origine animale come carne, latticini e uova, da sostituire con più frutta, verdura e alimenti di origine animale prodotti in modo più ecologico ed etico.

Al momento, oltre il 70% dei terreni agricoli nell’UE viene utilizzato per l’allevamento o per l’alimentazione degli animali allevati e due terzi delle sovvenzioni agricole dell’Ue finiscono, direttamente e indirettamente, per sostenere un sistema zootecnico sempre più intensivo anche attraverso i fondi stanziati per le coltivazioni destinate alla mangimistica.

Gli europei consumano circa il doppio della carne e circa il triplo dei latticini rispetto alla media
mondiale, mentre per proteggere la salute pubblica e l’ambiente gli scienziati raccomandano una riduzione del consumo europeo di carne e latticini di almeno il 70% entro il 2030.
Tuttavia, le istituzioni politiche italiane e europee finora non hanno mostrato la volontà di affrontare realmente i problemi legati al sistema di allevamento intensivo, nonostante l’ampia
documentazione scientifica sugli impatti negativi che questo modello ha sull’ambiente, sul clima e sulla salute pubblica. Gli alibi per non agire sono il principio della “scelta dei consumatori” e il fatto che la politica non dovrebbe dire alle persone cosa mangiare. Ma la realtà è che le politiche esistenti già indirizzano le scelte alimentari, rendendo taluni alimenti maggiormente disponibili, economicamente accessibili e consigliati rispetto ad altri.
Il denaro dei contribuenti viene utilizzato non solo per finanziare la sovrapproduzione di carne e latticini, ma anche per finanziare campagne promozionali con l’obiettivo di aumentare il consumo di prodotti animali di origine europea. Questo nonostante il fatto che il 79% degli intervistati in un recente sondaggio di Eurobarometro abbia affermato che il marketing e le pubblicità che non contribuiscono a diete sane e sostenibili dovrebbero essere limitati.

Fonte: Greenpeace

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