Il decimo Rapporto di Legambiente sull’Ecomafia

Il 31 maggio scorso è stato presentato da Legambiente la decima edizione del Rapporto sull’Ecomafia 2005 dal quale risulta, fra l’altro, che le ecomafie sono un’insieme di imprese in grado di inserirsi fra i big dell’industria nazionale e con un business che ha raggiunto nel 2004 24 miliardi e 600 milioni di fatturato.

La decima edizione del Rapporto di Legambiente sull’ecomafia 2005 ci presenta un documento dal quale emerge che i tradizionali business (cemento, abusivismo edilizio, appalti illegali, traffico di rifiuti, commercio clandestino di opere d’arte , racket degli animali, ecc.) hanno generato, nell’anno trascorso, 24 miliardi e 600 milioni di fatturato. Tra le industrie italiane un bilancio così, a dieci zeri, ce l’hanno solo l’ENI (58,383 miliardi di fatturato), la FIAT (46,703 miliardi), l’ENEL (36,489 miliardi), la TELECOM (31,231 miliardi), le ecomafie appunto e la TIM 812,900 miliardi). Le altre sono delle cenerentole. Edison, ad esempio, al decimo posto di questa classifica, ha un fatturato che è solo un quarto di quello delle imprese criminali. Più dei numeri assoluti impressionano però quelli percentuali. Il fatturato FIAT, ad esempio, è calato di più di un punto; quello di Telecom è salito di un punto; quelle delle ecomafie ha fatto un balzo in avanti da un anno all’altro: + 30 punti percentuali, performance che non ha eguali in Italia. E chissà – si domandano gli autori del Rapporto di Legambiente – che cedola avrà distribuito ai suoi azionisti di riferimento che si spartiscono il gruppo: la mafia siciliana, la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita.
E’questo l’aspetto più inquietante del Rapporto sull’Ecomafia 2005 di Legambiente. L’ecomafia si è fatta impresa, impresa criminale naturalmente, lucra su tutto, si insinua negli appalti pubblici, sfrutta la debolezze del Paese in alcuni settori (la gestione dei rifiuti al Sud è catastrofica ed è un ottimo volano per chi vuole guadagnarci illegalmente), può reinvestire gli utili senza alcuna pressione fiscale , gode anche di insospettati “aiuti di Stato”: cos’altro è il condono edilizio se non un incentivo a costruire case fuori legge e a realizzare una rendita straordinaria col mattone illegale? E come si può definire il ritardo del Parlamento nell’approvare una modifica al codice penale che introduca nel testo i reati contro l’ambiente?

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