Il Rapporto annuale di Legambiente sull’edilizia e sui servizi scolastici

Il 22 marzo scorso, Legambiente ha presentato Ecosistema Scuola 2007, il Rapporto annuale sull’edilizia e sui servizi scolastici dal quale risulta, fra l’altro, che è Prato la città italiana dove le scuole sono più attente alla sicurezza e alla qualità dell’ambiente.

Dal Rapporto di Legambiente risulta che è Prato, patria dell’industria tessile toscana, la città italiana con le scuole migliori dal punto di vista della sicurezza degli immobili e della qualità dei servizi offerti agli studenti. Nella classifica che mette in fila i 103 capoluoghi di provincia, raggiungono l’eccellenza anche Asti, Parma, Bergamo, Biella, Forlì, Livorno, Macerata e Siena. Un exploit dei Comuni del nord e del centro, anche se, tra i Comuni del sud, si piazza bene Vibo Valentia (15ma) e nella prima metà della classifica trovano posto anche Cosenza e Caltanissetta, rispettivamente al 31° e al 41° posto.
Tra le grandi città, Milano – che lo scorso anno non aveva inviato i dati, si legge nella presentazione di Legambiente – conquista l’11° posto, seguita da Roma al 16° e da Torino al 36°. Palermo è solo 72ma, mentre Piacenza consegna al centro-nord l’ultimo posto. Napoli, Venezia e Bologna ottengono la bocciatura per non aver inviato alcun dato.
E’questo in sintesi il quadro tracciato da “Ecosistema Scuola 2007”, il Rapporto annuale di Legambiente, presentato in conferenza il 22 marzo scorso a Roma da Roberto della Seta, presidente di Legambiente, dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni e da Vittorio Cogliati Dezza, responsabile di Legambiente Scuola e Formazione.
In generale – si legge nel Rapporto – il patrimonio immobiliare delle scuole italiane è vecchio : il 54% degli edifici è stato costruito prima del 1974 (anno in cui la legge ha definito i criteri di edilizia antisismica), oltre 1/3 ha urgente bisogno di interventi di manutenzione straordinaria, il 66% non ha il certificato di prevenzione incendi, mentre il 38% non possiede quello di agibilità statica. Il che significa che più del 50% delle scuole è esposto a rischi. Dato aggravato dal fatto che negli ultimi anni non si registrano significativi cambiamenti in merito all’esposizione delle scuole a fonti di inquinamento, sia provocate dal contesto ambientale, che interne, come l’amianto.
E’pur vero che si registra qualche timido segnale di rinnovata attenzione. “Lo stanziamento in finanziaria di 250 milioni di euro per il prossimo triennio è una novità importante. Come pure il “patto di sicurezza” previsto fra Stato, Regioni ed Enti locali che dovrebbe garantire la migliore destinazione di questi fondi per il risanamento del patrimonio edilizio scolastico del nostro Paese – dice Roberto della Seta, Presidente nazionale di Legambiente-. Con il piano messo a punto dal Ministero delle Attività Produttive, in accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, d’ora in poi anche le scuole avranno incentivi e sgravi fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici. Occorre un maggiore impegno perché non siano più luoghi di spreco, ma funzionino da esempio e modello per tutto il territorio”.
L’analisi di Legambiente prende ikn esame una serie di parametri per definire la qualità dell’ambiente scolastico, con un occhio particolarmente attento ai sistemi di sicurezza. Sul fronte sanitario, esistono ancora scuole con costruzioni in amianto, anche se la situazione dall’inizio degli anni novanta – quando ne è stata provata la pericolosità ed è stato messo al bando – è maggiormente sotto controllo.L’indagine rileva però un pericoloso calo di attenzione al problema, almeno per quanto riguarda le scuole dell’obbligo. Non esiste invece alcuna normativa per misurare la presenza dik radon, gas radioattivo cancerogeno per l’uomo. Circa il 10% degli edifici si trova a meno di un chilometro da aree industriali o da antenne radiotelevisive, il 6% da elettrodotti ad alta tensione.
Il Rapporto, inoltre, analizza il tipo di energia utilizzata, dove risulta che l’energia da fonti rinnovabili è ferma al 4%, mentre più incoraggiante è il dato sul risparmio energetico, risultando che oltre il 46% utilizza fonti di illuminazione a basso consumo.

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