Il 23 maggio u.s. è stata pronunciata dal Tribunale di Taranto (Giudice monocratico) la sentenza sul caso ILVA, che ha riconosciuto il nesso di causalità tra la prolungata esposizione all’amianto e la morte di numerosi operai dello stabilimento (trentuno i casi complessivamente presi in esame).
L’arco temporale preso in considerazione dal Giudice nell’accertamento delle responsabilità è di quasi 40 anni, quattro decenni durante i lavoratori sono stati esposti all’amianto e agli altri agenti cancerogeni presenti nello stabilimento siderurgico contraendo così, a causa di tale colpevole esposizione, il mesotelioma della pleura.
Ventisette sono gli ex dirigenti condannati, con pene che vanno fino ad un massimo di 9 anni e mezzo di reclusione: si tratta di dirigenti dell’Italsider pubblica e dell’Ilva privata, condannati a pene comprese tra i 9 anni e mezzo e i 4 anni di carcere per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Sono state riconosciute inoltre provvisionali nei confronti delle parti civili: l’Inail, la Fiom Cgil, la Uil e i familiari di alcune vittime.
Ha commentato il Procuratore di Taranto Franco Sebastio: «Questa non è una sentenza storica: io non uso slogan giornalistici. Pur ribadendo che è solo una sentenza di primo grado e che in Italia vige la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, dobbiamo riconoscere che questa sentenza stabilisce quantomeno che la Procura non ha commesso errori nella costruzione delle indagini».
Ventisette sono gli ex dirigenti condannati, con pene che vanno fino ad un massimo di 9 anni e mezzo di reclusione: si tratta di dirigenti dell’Italsider pubblica e dell’Ilva privata, condannati a pene comprese tra i 9 anni e mezzo e i 4 anni di carcere per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Sono state riconosciute inoltre provvisionali nei confronti delle parti civili: l’Inail, la Fiom Cgil, la Uil e i familiari di alcune vittime.
Ha commentato il Procuratore di Taranto Franco Sebastio: «Questa non è una sentenza storica: io non uso slogan giornalistici. Pur ribadendo che è solo una sentenza di primo grado e che in Italia vige la presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, dobbiamo riconoscere che questa sentenza stabilisce quantomeno che la Procura non ha commesso errori nella costruzione delle indagini».
Fonte: ANSA