Il rapporto sulle prospettive occupazionali e sociali nel mondo mostra che nel 2020 la disoccupazione dovrebbe aumentare di circa 2,5 milioni. La disoccupazione a livello globale è stata pressoché stabile negli ultimi nove anni, ma il rallentamento della crescita economica implica che all’aumentare della forza lavoro a livello globale non corrisponda un incremento tale di posti di lavoro da assorbire i nuovi ingressi nel mercato del lavoro.
Il rapporto mostra che la discrepanza tra l’offerta e la domanda di lavoro non è solo una questione legata alla disoccupazione ma anche ad un’ampia sottoutilizzazione della forza lavoro. Oltre al numero totale di disoccupati nel mondo di 188 milioni, 165 milioni di persone hanno un lavoro con retribuzione inadeguata e 120 milioni hanno rinunciato a cercare attivamente nel mercato del lavoro o non hanno accesso al mercato del lavoro. Oltre 470 milioni di persone nel mondo fanno fronte a questo tipo di problemi.
Il rapporto analizza anche le disparità nel mercato del lavoro. I nuovi dati e le stime dell’ILO dimostrano che, su scala mondiale, le disparità di reddito sono maggiori di quanto finora pensato, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
A livello mondiale, tra il 2004 e il 2017 la quota di reddito nazionale destinata al lavoro (invece che agli altri fattori della produzione) è diminuita sostanzialmente dal 54 al 51 per cento. Questa diminuzione, economicamente importante, è stata più pronunciata in Europa, in Asia centrale e nelle Americhe. Secondo quanto emerge dal rapporto, questa tendenza si poteva già avvertire a partire dalle stime precedenti.
Si prevede che nel 2020-2021 la povertà lavorativa moderata o estrema aumenterà nei paesi in via di sviluppo. Di conseguenza, aumenteranno anche gli ostacoli alla realizzazione del primo degli obiettivi di sviluppo sostenibile , ovvero eradicare la povertà ovunque entro il 2030. Attualmente la povertà lavorativa (definita come reddito inferiore a 3,20 dollari al giorno a parità di potere d’acquisto) colpisce più di 630 milioni di lavoratori e lavoratrici, cioè una persona su cinque nella popolazione attiva su scala mondiale.
Secondo quanto emerge dal rapporto, altre disuguaglianze importanti – relative al genere, l’età e la localizzazione geografica – rimangono caratteristiche persistenti nel mercato del lavoro attuale, limitando sia le opportunità individuali sia la crescita economica generale. Un dato particolarmente sconcertante è che 267 milioni di giovani (15-24 anni) non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione, mentre sono ancora più numerosi coloro che lavorano con condizioni di lavoro sub-minime.