Fonte Sole24Ore.it e quotidianodipuglia.it
ILVA: il 10 gennaio si decide sul sequestro/dissequestro.
I giudici si sono riservati la decisione dando termine alla difesa di presentare eventuali memorie entro giovedì 10.01.2013, mattina.
Si allontana la possibilità di rivedere in marcia gli impianti dell’area a freddo dell’Ilva.
Il no dei pm al dissequestro di coils e lamiere bloccati da fine novembre e la crisi di mercato fanno sì che un pezzo importante del siderurgico resti inattivo.
L’ITER
Il sequestro: il 26 novembre la Procura di Taranto ha sequestrato un milione e 700mila tra prodotti finiti e semilavorati, per un valore di 1 miliardo.
Venerdì i magistrati sono tornati ad opporsi al dissequestro richiesto dall’azienda.
L’udienza dell’8 gennaio
Ora l’Ilva dovrà decidere se confermare il ricorso al Tribunale per ottenere il dissequestro nell’udienza dell’8 gennaio. Domani, invece, i sindacati chiederanno un incontro con i vertici aziendali.
«Nessuno nega la crisi ma speravamo – dice Franco Castronuovo della Fim Cisl Taranto – che con l’approvazione della legge che permette sia la continuità produttiva dell’Ilva che lo sblocco delle merci sequestrate, ci potesse essere un segno di ripresa, almeno una ripartenza degli impianti, invece il mancato dissequestro rende tutto più difficile».
Visto che la Procura le ha rimesso il caso insieme al parere negativo, a giorni si saprà cosa intende fare il gip Patrizia Todisco sulle merci sequestrate.
Tuttavia, appare altamente improbabile che esprima un’opinione diversa dai pm.
Il gip, quindi, potrebbe confermare il sequestro e sollevare l’eccezione di costituzionalità della legge 231 del 24 dicembre, mentre la Procura si è già mossa col conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale.
L’Ilva, invece, deve decidere se confermare il ricorso al Tribunale dell’appello e cercare di ottenere nell’udienza dell’8 gennaio ciò che i pm hanno negato l’altro ieri.
Adesso è probabile che la richieda». Il secondo problema sono gli stipendi. «La data è il 12 gennaio e sinora – commentano i sindacalisti – l’azienda ci dice che la scadenza verrà mantenuta, anzi forse anche anticipata di qualche giorno visto che il 12 cade di sabato. Ma in fabbrica girano però notizie contrarie e cresce la paura che l’Ilva possa dilazionare il pagamento delle retribuzioni stretta com’è fra crisi, calo della domanda e crisi di liquidità».
In effetti pesa quel miliardo in meno nelle casse dell’azienda, tant’è che anche la tredicesima è stata corrisposta con quattro giorni di ritardo.