La caduta del potere dacquisto per abitante in realtà risulta già molto evidente prima del 2009: rispetto al picco del terzo trimestre 2006, la flessione del reddito delle famiglie italiane in termini reali supera il 6%, che corrisponde a oltre i 1.100 euro annui. Tra il 2002 e il 2010, in particolare, per il reddito disponibile familiare cè stata una perdita di circa 3.118 euro nei nuclei di operai e impiegati, contro un guadagno di 5.940 euro per professionisti e imprenditori. Nel 2010, poi, le retribuzioni contrattuali secondo le stime dellIres crescono del 2,1% rispetto ad uninflazione dell1,7%, le retribuzioni di fatto crescono del 2,1% e quelle nette dell1,9%, evidenziando così un aumento della pressione fiscale dello 0,2% in corso danno.
Se si considera quindi il biennio della crisi contiamo un aumento della pressione fiscale dello 0,4%e laumento medio reale delle retribuzioni nel biennio 2009-2010 risulta appena di 16,4 euro netti mensili. Se si calcola invece, conclude la Cgil, la crescita delle retribuzioni includendo anche labbattimento del reddito dovuto al massiccio ricorso alla cassa integrazione, laumento netto reale in busta paga per tutti i lavoratori dipendenti è solamente di 5,9 euro al mese.
Cè un grande problema che riguarda labbassamento dei salari, soprattutto legato al prelievo fiscale, è il commento al rapporto del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Per il sindacalista esiste lurgenza di interventi di sgravi per il lavoro dipendente ala luce di almeno degli effetti del drenaggio fiscale. Non è più accettabile, ha detto Epifani, che il bene più scarso,il lavoro, oggi è più tassato delle altre forme di reddito. Bisogna quindi riequilibrare il fisco, cosa che non può essere rinviata alle calende greche ma va fatto in tempi rapidi.
(LG-FF)