INAIL: “Dal profondo”, il docufilm che racconta la vita dei minatori della Carbosulcis

Vincitore della sezione “Prospettive Doc Italia” al Film Festival di Roma, il lungometraggio di Valentina Zucco Pedicini è stato girato interamente nelle gallerie sotterranee di Nuraxi Figus, in Sardegna. Tra chilometri di cunicoli, al buio, vive anche Patrizia, l’unica donna in Italia a svolgere un lavoro da sempre maschile

Bisogna scendere a 500 metri sotto il livello del mare per scoprire che anche lì c’è vita.
Una vita diversa
, fatta di regole e di taciti patti condivisi, e che rende il lavoro del minatore qualcosa di speciale: quasi una missione che inizia ogni mattina e termina la sera.
In questi luoghi si svolge l’esistenza di Patrizia, perito minerario e unica donna in Italia a scendere ogni giorno nelle viscere di una terra a cui ormai sente appartenere. E sono questi luoghi che la regista Valentina Zucco Pedicini ha scelto per ambientare “Dal profondo”, una storia corale di sacrificio, di sofferenza e di abnegazione nei confronti di un lavoro spesso dimenticato.

Una storia di anime sospese nel tempo. “Il carbone è roba vecchia, non riscalda più – dice Patrizia – Siamo sempre in battaglia senza vincere mai, a volte penso che le nostre storie saranno spazzatura, come nuvole spazzate dal maestrale. Come grilli siamo: la notte qui non finisce mai”. Una sensazione condivisa dai suoi colleghi, minatori di ogni fascia di età, che – nelle gallerie di Nuraxi Figus, nel territorio di Gonnesa, in Sardegna – sono come anime sospese nel tempo, al di fuori dei giorni e delle stagioni.

“Patrizia è stata il mio Virgilio”. La miniera sarda diventa, dunque, la metafora di una professione che assurge a sola risorsa di vita, all’unica alternativa possibile per chi è nato nel Sulcis e che, in questa realtà, ha le proprie radici. Patrizia dialoga nel buio col padre morto di silicosi, anche lui dipendente della miniera di carbone di Nuraxi Figus, e rievoca storie fatte di oscurità, dove la mancanza del cielo dilata tutto nel tempo. “Ho vissuto la realtà lavorativa di Patrizia, sono scesa con lei in miniera e ad un certo punto ho capito che era giusto raccontarla più come minatrice, che come donna e madre – precisa Valentina Zucco Pedicini – La vita di Patrizia è uguale a quella di tutti i minatori, immersa nel buio e in un sottosuolo che alterna lunghi silenzi a forti rumori. La mia è stata una scelta etica perché sotto terra le differenze di genere vengono annullate e sovrastate da regole interne”.
La richiesta dei minatori: “Non dimenticateci”. Anche la cronaca svolge un ruolo determinante nel docu-film, là dove si racconta la lotta dei 150 minatori della Carbosulcis per scongiurare la chiusura della struttura. Si ritorna, quindi, indietro di qualche mese, a poco più di un anno fa, quando nell’agosto 2012 gli operai decisero di presidiare la miniera, mantenendo gli impianti in sicurezza e custodendo circa 400 chili di esplosivo. “Oggi la Carbosulcis è l’ultima miniera ancora aperta, l’ultimo luogo per raccontare delle vite spesso dimenticate – ricorda la regista – Lo stesso titolo ‘Dal Profondo’ è un omaggio ai minatori, che mi hanno chiesto di ricordare la loro voce e le loro parole come se fossero già morti. E la preghiera ‘De profundis’ che scorre nelle ultime scene del film non è altro che la pregheria dedicata ai morti, che si conclude dicendo “ascolta la mia preghiera, ascolta la mia voce”.

Fonte: INAIL

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