INAIL: Infortuni e reinserimenti: quando il lavoro riprende, nonostante tutto

Tante storie diverse, nell’inchiesta di SuperAbile.

C’è chi riprende il suo vecchio lavoro, quello stesso che gli ha fatto del male; c’è chi invece decide di cambiare mestiere; c’è poi chi fatica a reinserirsi, a trovare un nuovo impiego: sono tante e diverse, le storie di ritorno al lavoro dopo un incidente professionale, raccolte e raccontate da Michela Trigari nell’inchiesta pubblicata sul numero 6/2013 di SuperAbile Magazine, la rivista sulla disabilità edita da Inail.

Spesso non si tratta di una scelta ma di una strada obbligata.

Perché un infortunio invalidante, accaduto mentre si guadagna lo stipendio o mentre si torna a casa dalla fabbrica o dall’ufficio, stravolge la vita. Stessa cosa dicasi per una malattia professionale. Ritrovarsi disabili non è facile, e nemmeno rientrare al lavoro. Si parte dal calcolo delle abilità residue, si passa eventualmente per corsi di orientamento, formazione e riqualificazione, per arrivare poi all’obiettivo finale: il reinserimento occupazionale. A volte serve l’aiuto di una protesi o di un ausilio, a volte occorre adattare i veicoli con cui si lavora – come per esempio un trattore o un furgoncino -, a volte è necessario che il datore abbatta le barriere architettoniche che ci sono in azienda.

Altre volte, invece, tutto questo non basta.
Non è un percorso facile, non tutti ce la fanno (facendosi bastare l’assegno d’invalidità e la pensione d’inabilità dell’Inps o la rendita Inail), ma chi si è fatto male sul lavoro gode di un canale privilegiato. Perché sottostà a una disciplina normativa diversa rispetto a quella dell’invalidità civile e beneficia di prestazioni e diritti che lo Stato ha assegnato all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, “compresa una serie di servizi collaterali al reinserimento professionale dell’assistito”, spiega Ilaria Cannella, assistente sociale della Direzione centrale Riabilitazione e protesi dell’Inail.

Certo, si passa sempre dal collocamento mirato gestito dai Centri provinciali per l’impiego, da intese con gli enti locali, dai servizi di Comune e Asl, dalle Agenzie per il lavoro, dallo stanziamento di fondi pubblici o da convenzioni con le cooperative sociali, ma predisporre progetti individuali per agevolare il reinserimento lavorativo è uno degli obiettivi dell’Istituto. “Anche se la crisi si sta facendo sentire: già per una persona infortunata è difficile reintegrarsi, figuriamoci quando manca il lavoro”, commenta Cannella. Altra particolarità sono le differenze tra Nord e Sud, “in linea però con quelle che contraddistinguono l’universo occupazionale nazionale”, precisa l’assistente sociale.

In Italia sono quasi 710mila le persone disabili titolari di rendita Inail: 610mila sono maschi, oltre 570mila vengono dal settore industria e servizi e circa la metà si ritrova con una disabilità motoria.

Altro dato: sono 15.400 gli invalidi del lavoro iscritti negli elenchi provinciali del collocamento obbligatorio, la maggioranza nel Mezzogiorno; ma si tratta di un numero in difetto perché mancano all’appello 18 province.

Tutti i dati sono riferiti al 2011.

Non si sa però quanti siano gli infortunati che riprendono a lavorare

Fonte: INAIL

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