INAIL, le denunce di infortunio tra i lavoratori del settore sanità e assistenza sociale

Il numero di ottobre del periodico statistico “Dati Inail”, curato dalla Consulenza statistico attuariale, è dedicato alla sanità e assistenza sociale. A causa dell’elevata esposizione al rischio di contagio da Covid-19, nei primi nove mesi del 2020 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è raddoppiato e i casi mortali in occasione di lavoro sono addirittura decuplicati rispetto all’anno precedente.

Il nuovo numero di Dati Inail, mensile curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, è dedicato alla sanità e assistenza sociale, il settore di attività che svolge un ruolo strategico nella gestione dell’attuale emergenza epidemiologica e ne sta subendo più di tutti la pressione, come confermano i dati provvisori relativi all’andamento infortunistico nei primi nove mesi del 2020. Tra gennaio e settembre, infatti, il numero degli infortuni sul lavoro denunciati in questo comparto – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, strutture residenziali per anziani e disabili – è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2019 e i casi mortali riferiti ai soli eventi in occasione di lavoro sono addirittura decuplicati, come conseguenza dell’elevato rischio di contagio da Covid-19.

Nel quinquennio 2015-2019, a fronte di un’incidenza complessiva degli infortuni da violenza e aggressione pari al 3% dei casi accertati positivamente e in occasione di lavoro nella gestione Industria e servizi, nella sanità questa quota si triplica raggiungendo il 9%, ovvero quasi un infortunio su 10. Il 41% dei casi è concentrato nell’assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi medici), il 31% nei servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza) e il 28% nell’assistenza sociale non residenziale.

Dati Inail si sofferma anche sui risultati dello studio sul profilo sanitario dei Paesi membri predisposto lo scorso anno dalla Commissione europea, da cui emerge che la quota di prodotto interno lordo destinata alla spesa sanitaria in Italia nel 2017 era pari all’8,8%, rispetto alla media Ue del 9,8%. Nel nostro Paese i medici sono quattro ogni mille abitanti, rispetto ai 3,6 della media europea, mentre per gli infermieri si registra la situazione opposta: 5,8 per mille abitanti in Italia, 8,5 in Ue. I dipendenti a tempo indeterminato del nostro Servizio sanitario nazionale sono più di 648mila, pari al 20,1% del complesso degli oltre 3,2 milioni della Pubblica amministrazione. Oltre a infermieri (267,5mila) e medici (111,7mila), operano in questo settore assistenti sociosanitari (57,8mila), addetti alla riabilitazione (19,7mila), ausiliari (14,2mila) e altri. Più della metà (57,6%) del complesso dei dipendenti supera i 50 anni (63,9% degli uomini e 54,5% delle donne), mentre per i medici l’età è ancora più elevata (la metà ha un’età superiore ai 55 anni).

Altri due approfondimenti contenuti nell’ultimo numero sono dedicati ai principi di sanificazione nelle strutture sanitarie, con particolare attenzione agli ambienti ospedalieri che ospitano pazienti affetti da Covid-19, che devono essere puliti e disinfettati da personale formato e munito di adeguati dispositivi medici e dispositivi di protezione individuale, e ai rischi per gli operatori sanitari addetti alla manipolazione dei chemioterapici antiblastici, che oltre ad agire sulle cellule tumorali possono avere effetti avversi sia per i pazienti che per gli utilizzatori professionali. In ambito ospedaliero, in particolare, l’esposizione può avvenire prevalentemente per via inalatoria o cutanea, durante la preparazione, la somministrazione e lo smaltimento dei rifiuti. Di qui la necessità di preparare, somministrare e smaltire i chemioterapici antiblastici utilizzando Dpi monouso (guanti in lattice o gomma sintetica, camice di tipo chirurgico in tessuto non tessuto, cuffia per capelli, mascherina filtrante, occhiali o visiera) all’interno di ambienti che rispondono a specifici requisiti igienici.

Fonte: INAIL

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