INAIL, l’esoscheletro: farà camminare i paraplegici

Ecco l’esoscheletro, “l’armatura” che farà camminare i paraplegici. Al Centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio e all’ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga si sperimenta su 12 pazienti. Molteni: “Sarà in commercio dalla fine del 2011. Ma attenzione: non è una soluzione per tutti”

fonte INAIL, 23 dicembre 2010.

Ecco l’esoscheletro, “l’armatura” che farà camminare i paraplegici
Al Centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio e all’ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga si sperimenta su 12 pazienti.

Molteni: “Sarà in commercio dalla fine del 2011. Ma attenzione: non è una soluzione per tutti”

ROMA – Cose che voi umani non potreste neanche immaginare. Viene da parafrasare Blade Runner pensando al progetto dell’esoscheletro che il Centro protesi INAIL di Vigorso di Budrio sta portando avanti per consentire ai paraplegici di fare ciò che fino a pochi anni fa nessuno avrebbe neppure osato immaginare: alzarsi in piedi sulle proprie gambe e camminare. Un progetto che sembra fantascienza, ma invece è già realtà.
Perché presso il polo di ricerca e riabilitazione dell’INAIL è già in fase di sperimentazione una tecnologia robotica, inventata dall’ingegnere paraplegico israeliano Amit Goffer e testata fin dal 2001 dallo Sheba Medical Center di Tel Aviv.

Dove il soldato Radi Kaiof, rimasto paralizzato ancora ventenne durante operazioni di servizio, già da un paio d’anni sperimenta quella speciale struttura robotica che gli permette di sedersi e alzarsi da una sedia, passeggiare e perfino salire le scale con sorprendente naturalezza.

“Il recupero del cammino da parte di persone con lesione midollare completa è una delle cose più difficili da immaginare ed ha impegnato moltissimo i ricercatori negli ultimi decenni”, spiega Franco Molteni, specialista in riabilitazione e direttore clinico dell’Ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga che, insieme al Centro protesi di Vigorso di Budrio, sta portando avanti il progetto dell’esoscheletro.

“Fino ad oggi però erano stati presi in considerazione semplicemente sistemi passivi, ovvero senza motore e capacità di movimento”, prosegue Molteni. “In questo caso invece stiamo applicando una tecnologia che, da un lato, sostiene il paziente in stazione eretta e, dall’altro, simula esattamente il movimento dei muscoli attraverso dei piccoli motori inseriti nell’esoscheletro e comandati dal busto che dà il là, innescando la sequenza tipica del cammino”.

(ap/roma)

(LP

Fonte: INAIL

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