Inas, Inca, Ital e Acli: Salute e lavoro: atteggiamenti e consapevolezza cittadini italiani e stranieri

L’indagine condotta con interviste telefoniche su un campione significativo di italiani e stranieri

Sulle malattie professionali sono molti gli stranieri con le idee poco chiare (60%) e, in particolare, tra quelli provenienti dai Paesi asiatici.

Gli italiani sono più consapevoli: la maggioranza definisce in modo corretto la malattia professionale. Ma anche qui circa il 30% non ha le idee così chiare. E’ quanto emerge dallo studio realizzato da Ispo per conto del Centro Patronati (Ce.Pa.) e presentato oggi, a Roma, in occasione dell’evento ”Salute e lavoro: atteggiamenti e consapevolezza dei cittadini italiani e stranieri”.

L’indagine è stata condotta con interviste telefoniche a un campione significativo di italiani, stranieri, operai e impiegati. “Ne emerge – si legge – un quadro scoraggiante: la scarsa consapevolezza aumenta i rischi di un ”male di lavoro” che non fa scalpore quanto un infortunio, ma che può arrivare ad uccidere anche a distanza di anni dalla effettiva esposizione”.

“Scopo dell’indagine è sollecitare un confronto – afferma Antonino Sorgi, presidente del Ce.Pa.- con le istituzioni per mettere in campo azioni di prevenzione. I dati che emergono dalla ricerca dell’Ispo ci fanno supporre che le 47.417 malattie professionali denunciate all’Inail nel 2012 rappresentino solo una parte della realtà, che è fortemente sottostimata”. Lo studio rileva che 7 italiani su 10, contro 4 stranieri su 10, hanno indicato correttamente il significato di malattia professionale. Tra gli italiani, sono comunque in 2 su 10, e tra i giovani 3 su 10, a non saperne dare una definizione. Tra gli stranieri più consapevoli troviamo chi ha un titolo di studio più elevato, chi è in Italia da più tempo, chi proviene dall’America centro-meridionale o dall’Europa centro-orientale e chi risiede nel Nord-Ovest. Minore consapevolezza tra i più giovani, i meno istruiti, i cittadini provenienti dai Paesi asiatici e chi risiede nel Sud o Isole.

Gli stranieri citano più spesso le malattie osteo-muscolari, mentre gli italiani quelle del sistema respiratorio e i tumori. Il 23% degli stranieri non sa indicare alcuna malattia professionale contro l’8% degli italiani. I settori percepiti come più rischiosi sono tendenzialmente gli stessi per italiani e stranieri. La quota di stranieri che non è consapevole dei diritti in caso di malattia professionale è più alta rispetto agli italiani (e ancora meno consapevolezza si registra tra i provenienti dai Paesi asiatici), ma in entrambi i target è circa un quarto dei rispondenti a indicare l’iter corretto da seguire. L’iter corretto in caso di malattia professionale è individuato in modo abbastanza simile dagli stranieri (31%) e dagli italiani (25%). Il primo atto da compiere è, per la maggioranza di entrambi i campioni, la certificazione della malattia.

In generale, gli stranieri hanno più fiducia degli italiani verso tutti gli attori che si occupano di salute e lavoro (eccetto che verso i consulenti). La massima fiducia viene accordata al medico di base, sia da parte degli stranieri che da parte degli italiani. Al secondo posto si trovano, per entrambi i target, i patronati: 7 stranieri su 10 e 6 italiani su 10 dicono di fidarsi di loro. Di servizi sociali si fida circa la metà degli stranieri, ma meno della metà degli italiani. Tra gli stranieri esprimono più fiducia nel medico di base soprattutto gli europei centro-orientali, mentre troviamo un’accentuazione di diffidenti verso il medico tra i cittadini provenienti dai Paesi asiatici. Gli africani sono quelli che più esprimono fiducia nei patronati.

Gli americani del Centro-Sud sono invece tra i più fiduciosi verso il Caf e l’Inail.

Fonte: INCA

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