Indagine BEI sul clima, la seconda parte della quinta edizione esamina le opinioni dei cittadini sui cambiamenti climatici

L’Indagine della Banca europea per gli investimenti (BEI) sul clima 2022-2023, pubblicata il 21 marzo  2023, esamina le opinioni dei cittadini sui cambiamenti climatici in un mondo in rapida evoluzione e mostra i comportamenti individuali che sono disposti a mettere in atto. La BEI è il braccio finanziario dell’Unione europea e uno dei maggiori finanziatori multilaterali mondiali di progetti in campo climatico.

 

La seconda parte della quinta edizione dell’Indagine della BEI sul clima per il 2022-2023 esamina le opinioni della popolazione sui cambiamenti climatici in un mondo in rapida evoluzione. I risultati di questa edizione si concentrano sui comportamenti individuali dei cittadini e sulle azioni che adottano per contrastare i cambiamenti climatici.
Alcuni risultati dell’ultima edizione dell’Indagine annuale della Banca europea per gli investimenti (BEI) sul clima, condotta nell’agosto 2022 e pubblicata il 21 marzo  2023, mostrano come:

  • il 76% degli europei di età compresa tra i 20 e i 29 anni afferma che l’impatto sul clima dei potenziali datori di lavoro è un fattore importante nella ricerca di lavoro e il 22% afferma che è addirittura una priorità assoluta;
  • il 66% di tutti gli intervistati europei è favorevole a misure governative più severe per imporre un cambiamento nel comportamento personale (72% delle persone sotto i 30 anni);
  • il 79% degli intervistati europei è favorevole all’etichettatura di tutti gli alimenti per contribuire a limitare l’impatto sul clima e sull’ambiente;
  • il 62% degli europei afferma che pagherebbe di più per alimenti rispettosi del clima;
  • il 56% sarebbe favorevole a un sistema di bilancio del carbonio per fissare un limite ai consumi più dannosi per il clima (62% delle persone sotto i 30 anni).

La guerra in Ucraina e le sue conseguenze, tra cui l’aumento dei prezzi dell’energia e l’inflazione, hanno aumentato drasticamente le preoccupazioni per il calo del potere d’acquisto in Europa. Tuttavia, secondo gli intervistati, il cambiamento climatico rimane la seconda maggiore sfida per gli europei. Quasi tre quarti degli intervistati (72%) si dicono convinti che il proprio comportamento possa fare la differenza nell’affrontare l’emergenza climatica.
Per molti, il governo ha un ruolo da svolgere nell’incoraggiare il cambiamento comportamentale individuale. Due terzi degli europei (66%) sono a favore di misure governative più severe che impongano un cambiamento nel comportamento delle persone per affrontare il cambiamento climatico (il 72% degli intervistati sotto i 30 anni sarebbe favorevole a tali misure).

Un numero crescente di persone che entrano nel mondo del lavoro ogni anno guardano le credenziali climatiche dei datori di lavoro durante la ricerca di lavoro. Quasi due terzi degli europei (62%) affermano che è importante che i potenziali datori di lavoro diano priorità alla sostenibilità. Per il 16% degli europei è addirittura una priorità assoluta. Delle persone di età compresa tra 20 e 29 anni, in genere coloro che cercano il loro primo lavoro, oltre i tre quarti (76%) affermano che la sostenibilità è un fattore importante nella scelta del datore di lavoro, con il 22% che afferma che è una priorità assoluta.

La produzione alimentare è responsabile di una quota significativa delle emissioni di gas a effetto serra. Per aiutare le persone a fare scelte più sostenibili quando fanno la spesa, il 79% degli europei è favorevole all’etichettatura di tutti i prodotti alimentari con la loro impronta climatica (17 punti percentuali in più rispetto agli americani, con il 62%, ma 9 punti percentuali in meno rispetto ai cinesi, con 88 %).
Inoltre, il 62% degli europei afferma che sarebbe disposto a pagare un po’ di più per il cibo prodotto localmente e in modo più sostenibile (vicino agli americani, con il 60%, ma 21 punti percentuali al di sotto dei cinesi, con l’83%). Questa disponibilità a pagare di più per il cibo abbraccia tutti i gruppi di reddito (60% degli intervistati a basso reddito, 61% degli intervistati a reddito medio e 65% degli intervistati a reddito più alto).
Ridurre il consumo di carne e latticini sarebbe un altro modo efficace per limitare le emissioni di gas serra. Poco più della metà degli europei (51%) sarebbe favorevole a limitare la quantità di carne e latticini che le persone possono acquistare per combattere il cambiamento climatico (11 punti percentuali sopra gli americani, con il 40%, ma ben al di sotto dei cinesi, con il 73%).

La Vicepresidente della BEI Gelsomina Vigliotti si è così espressa:
“Il risultato dell’indagine sul clima della BEI mostra che gli europei sono disposti a contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico a livello individuale. In qualità di banca climatica dell’UE, accogliamo con favore questo impegno. Completa il nostro ruolo di finanziamento di servizi verdi come trasporti sostenibili, energie rinnovabili ed edifici ad alta efficienza energetica. Nel 2022 abbiamo sostenuto progetti green in Europa con investimenti pari a 32,4 miliardi di euro, molti dei quali hanno contribuito a creare nuovi posti di lavoro. Continueremo a sostenere l’accelerazione della transizione verde, in cui tutti possono fare la loro parte e dove nessuno è lasciato indietro”.

Fonte: European Investment Bank

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