L’indagine OSH Pulse 2025 esamina una serie di impatti che i cambiamenti climatici, i rischi psicosociali e l’uso di tecnologie digitali nei luoghi di lavoro generano sulla salute mentale dei lavoratori. I risultati mostrano come i lavoratori di tutta Europa debbano affrontare difficoltà complesse e in continua evoluzione. Quasi tre persone su dieci soffrono di stress, depressione o ansia ascrivibili al proprio lavoro e circa un terzo dei lavoratori teme che i cambiamenti climatici possano pregiudicare la propria salute e sicurezza.
L’ultima indagine OSH Pulse 2025 dell’EU-OSHA “Occupational safety and health in the era of climate and digital change” (Sicurezza e salute sul lavoro nell’era dei cambiamenti climatici e digitali) presenta un’istantanea delle problematiche e dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici, dalla digitalizzazione e dalla dimensione psicosociale dell’ambiente di lavoro che i lavoratori europei si trovano ad affrontare oggi. L’indagine mostra inoltre in che modo i luoghi di lavoro hanno messo in atto misure di salvaguardia per la sicurezza e salute dei lavoratori.
Condotta telefonicamente nell’aprile 2025, l’indagine comprende le risposte di oltre 28.000 lavoratori dipendenti di tutti gli Stati membri dell’UE, oltre a Islanda, Norvegia e per la prima volta anche la Svizzera.
Cambiamenti climatici. Il 33% dei lavoratori nell’UE è esposto ad almeno un fattore di rischio connesso ai cambiamenti climatici, il 20% riferisce di essere esposto a condizioni di calore estremo e il 19% a una scarsa qualità dell’aria. L’esposizione al calore è più elevata nei settori in cui il lavoro è eseguito all’aria aperta: il 35% degli occupati nei settori dell’agricoltura, dell’orticoltura, della silvicoltura o della pesca e il 25% di quelli dei settori dell’edilizia e dell’energia riferiscono di lavorare in condizioni di calore estremo. Quasi un lavoratore su dieci evidenzia sintomi o malattie correlati al caldo, quali colpo di calore, capogiro o crampi. Inoltre, più di uno su dieci è esposto a radiazioni solari intense durante il lavoro, un noto fattore di rischio di cancro.
Le differenze geografiche sono evidenti: i lavoratori dell’Europa meridionale riferiscono l’esposizione più elevata, un dato che corrisponde alla maggiore frequenza delle ondate di calore e a un degrado ambientale più avanzato. Sebbene oltre il 50% dei datori di lavoro abbia introdotto misure preventive quali zone di riposo ombreggiate o orari adattati al calore, tali misure sono attuate in modo disomogeneo. È pertanto evidente che occorrono una pianificazione e investimenti orientati alla resilienza ai cambiamenti climatici in tutti i settori.
Inoltre, un lavoratore su cinque è preoccupato che il suo lavoro e le sue mansioni attuali cambino a seguito delle misure introdotte per prevenire i rischi associati ai cambiamenti climatici. Ne consegue un crescente senso di eco-ansia: paura o disagio causati dai cambiamenti ambientali e dal loro potenziale impatto sulla salute.
Stress e salute mentale. I problemi causati dal carico di lavoro rimangono diffusi in tutta Europa: il 44% dei lavoratori riferisce di essere sottoposto a forte pressione in termini di rispetto delle scadenze o a un sovraccarico. Nel settore sanitario e dell’assistenza sociale la percentuale sale al 50%; di questi, il 41% afferma che il proprio impegno non è sufficientemente riconosciuto o ricompensato, un dato che si iscrive nel contesto di preoccupazioni esistenti da tempo in merito a fenomeni quali assenze per esaurimento nervoso e carenza di personale nel settore.
I risultati evidenziano anche una persistente stigmatizzazione nei confronti della salute mentale: il 48% degli intervistati ritiene che parlare dei propri problemi di salute mentale possa pregiudicare la propria carriera. Tale percezione è particolarmente diffusa tra i lavoratori più giovani, meno retribuiti o precari. Tuttavia, una maggioranza di lavoratori si sentirebbe in grado di parlare della propria salute mentale con un superiore o un dirigente, segno che la stigmatizzazione nei confronti di coloro che hanno questo tipo di problemi sta diminuendo.
Anche la possibilità di ricevere sostegno varia: il 66% dei dipendenti di grandi aziende ha accesso a informazioni e formazione sullo stress e il benessere, rispetto ad appena il 42% di quelli delle microimprese. I paesi dell’Europa settentrionale e occidentale offrono in genere un sostegno migliore e approcci più proattivi, mentre altri iniziano solo ora ad affrontare il tema della salute mentale in modo strutturato.
Digitalizzazione. La trasformazione digitale del lavoro è ormai in fase avanzata: nove lavoratori su dieci nell’UE utilizzano almeno una tecnologia digitale per svolgere le loro mansioni e circa uno su tre si avvale di strumenti avanzati come sistemi basati sull’apporto dell’intelligenza artificiale, dispositivi indossabili o robot.
Secondo il 25% dei lavoratori, le tecnologie digitali vengono utilizzate per monitorare come lavorano e che cosa fanno; inoltre, il 27% riferisce che i compiti sono assegnati automaticamente mediante tali sistemi. Queste pratiche sollevano interrogativi circa l’uso dei dati, il livello di fiducia dei lavoratori e il rischio di un controllo eccessivo da parte della dirigenza. Sono inoltre associate a stress e problemi di salute mentale.
Inoltre, la digitalizzazione può modificare in modo significativo le mansioni professionali. Alcuni lavoratori si sentono isolati, con minori opportunità di sfruttare le proprie competenze o di prendere decisioni in ambito professionale. Ne risulta evidente la necessità di una maggiore trasparenza e di un migliore dialogo sociale e partecipazione dei lavoratori alle decisioni in merito all’adozione di tecnologie.
L’EU-OSHA ha pubblicato relativemente all’indagine OSH Pulse 2025 un pacchetto di risorse che comprendono:
- infografica “Cambiamenti climatici sul luogo di lavoro”;
- infografica “Digitalizzazione sul luogo di lavoro”;
- infografica “Salute mentale sul luogo di lavoro”;
- schede relative a cambiamenti climatici, digitalizzazione e salute mentale per ogni Paese partecipante all’indagine;
- relazione completa dell’indagine “Sicurezza e salute sul lavoro nell’era dei cambiamenti climatici e digitali”;
- sintesi dell’indagine in cui sono evidenziate le principali problematiche e opportunità.
William Cockburn, direttore esecutivo dell’EU-OSHA, ha dichiarato: «Questi risultati dimostrano che i lavoratori di tutta Europa devono affrontare difficoltà complesse e in continua evoluzione. Quasi tre persone su dieci soffrono di stress, depressione o ansia ascrivibili al proprio posto di lavoro. Circa un terzo teme che i cambiamenti climatici possano pregiudicare la propria sicurezza e salute. Dall’adattamento dei luoghi di lavoro agli effetti fisici dei cambiamenti climatici fino al contrasto della stigmatizzazione in materia di salute mentale e a garanzie relative a un’adozione degli strumenti digitali improntata a principi etici, la tutela della sicurezza, della salute e della dignità dei lavoratori europei deve rimanere una priorità assoluta. Soprattutto in un momento in cui stiamo vivendo la duplice transizione innescata dai cambiamenti climatici e digitali».
Fonte: EU-OSHA