Investimenti nel settore energetico: chiusa la procedura d’infrazione per l’Italia

Come riferito in una nota (vedi link) della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, l’esecutivo comunitario ha deciso di chiudere la procedura d’infrazione contro l’Italia grazie alle misure adottate dal Parlamento italiano il 1° agosto 2006 (abrogazione dei decreti legislativi sotto accusa) per conformarsi alla sentenza della Corte di Giustizia europea del 2 giugno 2005 riguardante la legge sugli investimenti in società del settore energetico.

Nella sua sentenza la Corte di giustizia europea ha stabilito che la sospensione automatica dei diritti di voto legati a partecipazioni superiori al 2% del capitale di società italiane dei settori dell’elettricità e del gas, prevista dalla legge in questione quando queste partecipazioni siano acquisite da imprese pubbliche che non sono quotate in borsa e detengono una posizione dominante sul loro mercato nazionale, viola le norme del trattato CE sulla libera circolazione dei capitali (articolo 56). Questa decisione di archiviazione fa seguito alle misure adottate dal Parlamento italiano che, il 1° agosto 2006, ha abrogato, adottando la legge 252/2006, i decreti legislativi sotto accusa (decreto legge 192/2001 e 91/2005) conformandosi in tal modo alla sentenza della Corte.

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