Lesposizione professionale degli asfaltatori risulta non ancora ben caratterizzata, sia per il ridotto numero di studi, sia per la variabilità delle condizioni espositive correlate a fattori ambientali ed allorganizzazione del ciclo produttivo. In Europa con il termine asfalto (o conglomerato bituminoso) si intende una miscela di bitume (4-7%) e materiali inerti quali pietrisco, graniglia, sabbia, filler, polveri, utilizzato per la pavimentazione di strade e marciapiedi.
Il bitume è un materiale legante di origine naturale o u n derivato della distillazione del petrolio ed è costituito da una miscela complessa di composti alifatici, composti eterociclici (con gruppi funzionali contenenti azoto, ossigeno, zolfo), idrocarburi aromatici (1%), tracce di metalli (nichel, ferro e vanadio). Il bitume non deve essere confuso con il catrame che ha aspetto simile, ma origine, composizione e rilevanza tossicologica diversa.
Infatti quando il bitume è scaldato per essere applicato (fino a 200-250°) produce fumi e vapori in cui si ritrovano piccole quantità (1%) di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). La IARC (International Agency for Research on Cancer), sulla base di evidenze epidemiologiche e di studi condotti i n animali di laboratorio, ha classificato alcuni IPA come cancerogeni certi (1) possibili (2°) o probabili (2B) per luomo; sei di questi sono stati posti dallUnione Europea tra le sostanze ad attività cancerogena nota (categoria 2) ed etichettati con la frase di rischio R45 (può provocare il cancro).
Gli effetti avversi sulla salute umana provocati dai fumi di asfalto sembrano legati per lo più alla presenza degli IPA ed alle loro note proprietà mutagene e cancerogene; in particolare, gli analoghi solforati degli IPA potrebbero essere i composti maggiormente genotissici nei fumi di asfalto.
(LG-FF)