Ispra: il 20% delle nostre coste perso per la cementificazione

Quasi il 20% della fascia costiera italiana – oltre 500 kilometri quadrati – l’equivalente dell’intera costa sarda, è perso ormai irrimediabilmente. A fornire questi dati l’Ispra, l’Istituto superiore ricerca e protezione ambientale, che ha utilizzato una cartografia ad altissima risoluzione nel suo ‘Rapporto sul Consumo di Suolo 2015’.

E’ stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi e il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Spazzati via anche 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. “Il cemento è davvero andato oltre invadendo persino il 2% delle zone considerate non consumabili (montagne, aree a pendenza elevata, zone umide)”.

Nella classifica delle regioni “più consumate”, si confermano al primo posto Lombardia e Veneto (intorno al 10%), mentre alla Liguria vanno le maglie nere della copertura di territorio entro i 300 metri dalla costa (40%), della percentuale di suolo consumato entro i 150 metri dai corpi idrici e quella delle aree a pericolosità idraulica, ormai impermeabilizzate (il 30%).
Tra le zone a rischio idraulico è invece l’Emilia Romagna, con oltre 100.000 ettari, a detenere il primato in termini di superfici.
Umbria, Toscana, Marche ed Emilia hanno messo insieme le loro conoscenze del territorio e hanno quindi rinnovano la loro Carta Geologica. L’Intesa andrà avanti per i prossimi 5 anni per sviluppare di politiche comuni in materia di rilevamento, conservazione e diffusione dell’informazione geologica e delle sue applicazioni.
Lo rende noto la Giunta regionale dell’Umbria, rinnovando per altri 5 anni il Protocollo d’Intesa già sottoscritto nel 2012 con le altre Regioni.
Questa collaborazione consente di realizzare la Cartografia Geologica, e di proporre, all’interno del progetto nazionale Carg, soluzioni tecniche relative al rilevamento, conservazione e diffusione dei dati geologici.
Tutto ciò ha permesso la messa a disposizione in ogni regione della cartografia geologica in gran parte informatizzata a scala di dettaglio (1:10.000) e di servizi web e di stampa innovativi è di sicuro interesse.
Tra le attività indicate c’è anche l’individuazione di un’area pilota tra Toscana e Umbria per l’omogeneizzazione dei depositi pliocenici e quaternari lungo la zona di confine tra Toscana ed Umbria (ad ovest del Lago Trasimeno), la definizione di una legenda dell’area tra Toscana e Umbria partendo dalle banche dati geologiche regionali da parte del Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena e la realizzazione di una carta geologica della zona per un’area di circa 2.700 km quadrati.

Fonte: Regioni

Approfondimenti

Precedente

Prossimo