ISPRA, presentato il nuovo rapporto “Transizione ecologica aperta. Dove va l’ambiente italiano?” dedicato ai non specialisti

Il nuovo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) “Transizione ecologica aperta. Dove va l’ambiente italiano?” è dedicato a tutti i cittadini che hanno a cuore il futuro dell’ambiente italiano. Presenta una chiara sintesi delle tante dinamiche naturali, economiche, tecnologiche, sociali e normative che concorrono alla transizione ecologica italiana.

Il rapporto “Transizione ecologica aperta. Dove va l’ambiente italiano?” passa in rassegna tutti i principali sistemi naturali e umani che concorrono a definire quello che viene chiamato “ambiente”. Ne esamina lo stato attuale ma anche l’andamento negli ultimi anni e gli obiettivi per i prossimi. Chiarisce le complesse dinamiche naturali, economiche, tecnologiche, sociali e normative che legano i sistemi fra loro, aiuta quindi il lettore a capire dove sta andando l’ambiente italiano, e perché.
Si tratta di una sintesi chiara delle tante dinamiche che concorrono alla transizione ecologica italiana, che porta subito all’attenzione della società gli aspetti più importanti di ogni problematica o fenomeno, segnalandone le criticità ma anche i risultati già raggiunti o raggiungibili.
Il rapporto è suddiviso in tre parti:
– L’ambiente italiano a colpo d’occhio
– I sistemi naturali
– I sistemi umani
per un totale di 12 capitoli e 66 voci.

TRANSIZIONE ECOLOGICA APERTA. Dove va l’ambiente italiano?

PRESENTAZIONE
Transizione Ecologica Aperta è il nuovo rapporto che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) dedica ai non specialisti, quindi a tutti quei politici, amministratori, giornalisti, ambientalisti e cittadini che hanno a cuore il futuro dell’ambiente italiano. Il rapporto passa in rassegna tutti i principali sistemi naturali e umani che concorrono a definire quello che chiamiamo “ambiente”. Ne esamina lo stato attuale ma anche l’andamento negli ultimi anni e gli obiettivi per i prossimi. Chiarisce le complesse dinamiche naturali, economiche, tecnologiche, sociali e normative che legano i sistemi fra loro. Aiuta quindi il lettore a capire dove sta andando l’ambiente italiano, e perché.
La sua pubblicazione cade in un momento speciale. Tutto il mondo si sta finalmente ponendo il problema di come consegnare alle prossime generazioni un pianeta più integro, pulito e sicuro.
Problema che la sfida dei cambiamenti climatici rende solo più urgente. L’Europa ha varato il programma Next Generation EU, che fra i suoi scopi ha quello di spingere gli Stati membri a effettuare le riforme per accelerare la transizione ecologica, fornendo loro le risorse per gli investimenti necessari. Di questo programma fa parte anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che rappresenta un’imperdibile occasione di sviluppo e rilancio per il nostro Paese.
Scorrendo le voci di questo rapporto si possono identificare facilmente le maggiori criticità dell’ambiente italiano, sulle quali concentrare gli sforzi nei prossimi anni. Spiccano ad esempio
il consumo di suolo, l’impatto dell’agricoltura e delle specie esotiche invasive, le emissioni di gas serra dei trasporti e del settore civile, le condizioni del mare o di molti ambienti di acqua dolce. Non si può però fare a meno di notare anche quanta strada l’Italia abbia già fatto nella giusta direzione. Basti pensare al forte calo delle emissioni di gas serra e dell’inquinamento in generale, alla straordinaria espansione dei boschi, all’aumento delle aree protette. Un dato spicca però sugli altri, ed è il “disaccoppiamento” a partire dagli ultimi anni fra crescita economica e uso di energia e materie prime: all’aumento della prima, corrisponde la diminuzione del secondo. Abbiamo anche una bellissima espressione per definire questo fenomeno: “sviluppo sostenibile”.
Il merito dei passi avanti compiuti è di tutto il Paese. I cittadini e le loro associazioni hanno chiesto un ambiente più pulito, la politica nazionale ed europea ha risposto, le aziende hanno innovato prodotti e processi. Permetteteci però di ricordare anche il contributo delle donne e degli uomini di ISPRA che in questi anni hanno studiato i problemi, hanno suggerito miglioramenti normativi e soluzioni tecniche, e insieme ai colleghi del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale hanno valutato l’impatto delle nuove infrastrutture e attività produttive, oltre a controllare puntualmente l’applicazione delle norme. Senza questa grande infrastruttura tecnica non sarebbero stati possibili i passi avanti del passato, né lo saranno quelli – ancora più impegnativi – del futuro. Perché la transizione ecologica italiana è solo cominciata.

Fonte: ISPRA

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