ISPRA, presentato il “Rapporto Rifiuti Speciali” edizione 2016

Aumentano i rifiuti speciali nel 2014 (+5%) e l’Italia è tra le prime in UE per il loro riciclo (oltre il 75%). Più import (6,2 milioni t) che export (3,2 milioni t) soprattutto di rottami ferrosi. Diminuiscono le discariche (da 404 a 392) ma trattano più rifiuti (+4,2%).

Il “Rapporto Rifiuti Speciali”, giunto alla sua quindicesima edizione, è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Servizio Rifiuti dell’ISPRA, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art.189 del d.lgs. n. 152/2006.

Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

Il Rapporto Rifiuti Speciali – Edizione 2016 fornisce i dati, all’anno 2014, sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale, regionale e provinciale; e sull’import e export.

I rifiuti speciali prodotti in Italia sono oltre quattro volte superiori a quelli urbani. Nel 2014 sono stati prodotti circa 130,6 milioni di tonnellate di “speciali” a fronte di 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani.

Si registra un consistente aumento nella produzione totale: + 5% tra 2013 e 2014 (oltre 6,1 milioni di tonnellate). La crescita è imputabile prevalentemente ai rifiuti speciali non pericolosi da operazioni di costruzione e demolizione e da quelli derivanti dal trattamento dei rifiuti e delle acque reflue. I rifiuti speciali pericolosi, invece, si mantengono sostanzialmente stabili (+0,3%).

Le attività economiche che producono in generale più rifiuti speciali (pericolosi e non pericolosi) sono le costruzioni e demolizioni (39,7%), a cui seguono le attività legate al trattamento dei rifiuti e al risanamento ambientale (27,4%), il settore manifatturiero (20,5%), quello dei servizi, commercio e trasporti (5%), il settore dell’acqua e reti fognarie (3,5%), quello dell’energia, gas, vapore e aria (2,5%). Altre attività partecipano per l’1,4% circa alla produzione di rifiuti speciali.

Analizzando i soli rifiuti speciali pericolosi, sono soprattutto prodotti dal settore manifatturiero (39%), seguito dal trattamento dei rifiuti e attività di risanamento ambientale (29,9%) e dal settore dei servizi, del commercio e del trasporto (20,7%).

Nell’ambito del comparto manifatturiero, il 27% circa (935 mila tonnellate) proviene dal settore della metallurgia, seguito della fabbricazione di prodotti chimici (18,4%), di prodotti farmaceutici di base e preparati (12,5%) e dalla fabbricazione di coke e dei prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (11,5%).

Fonte: ISPRA

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