Due importanti novità hanno caratterizzato il Rapporto 2016:
– l’inclusione degli indicatori di benessere equo e sostenibile tra gli strumenti di programmazione e valutazione della politica economica nazionale, come previsto dalla riforma della Legge di bilancio, entrata in vigore nel settembre 2016;
– l’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dei 17 obiettivi (SDGs nell’acronimo inglese), con i quali vengono delineate a livello mondiale le direttrici dello sviluppo sostenibile dei prossimi anni.
Il quadro che emerge, rispetto al 2013, è di miglioramento o stabilità per tutte le componenti del benessere; il recupero è invece ancora parziale se il termine di confronto è il 2010.
Il Nord e il Centro registrano un miglioramento per ambiente, salute e istruzione nell’ultimo anno, negli altri domini si è tornati vicini ai livelli del 2010, ad eccezione della qualità del lavoro.
Nel Mezzogiorno rimangono forti divari rispetto al 2010 per condizioni economiche minime, qualità del lavoro e soddisfazione per la vita, mentre si rilevano miglioramenti in tutti i domini nel confronto con il 2013.
Venendo nello specifico alla dimensione Ambiente, dal rapporto emerge una forte disparità nelle risposte alle problematiche di salvaguardia dell’ambiente (adeguamento a normative europee e/o gestione delle emergenze ambientali).
Tra i segnali di miglioramento troviamo il buon livello raggiunto dalla disponibilità di aree verdi urbane accessibili ai cittadini e di aree naturali protette, pari ormai a più del 20% del territorio nazionale.
Cresce complessivamente negli anni la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, nonostante il calo dell’ultimo anno, mentre diminuiscono le emissioni di gas serra e il consumo di materiale interno. Cresce al contempo la sensibilità della popolazione italiana nei confronti delle problematiche ambientali.
Nonostante questi segnali incoraggianti, persistono ritardi e difficoltà strutturali su tutto il territorio. Risultano infatti ancora insufficienti gli interventi strutturali in settori come:
– trattamento in discarica dei rifiuti urbani,
– dispersione di acqua potabile dalle reti di distribuzione comunale,
– acque reflue urbane non trattate da impianti di depurazione di tipo secondario o avanzato.
In generale, emergono diverse aree del Paese in cui la popolazione è fortemente esposta ad eventi di grande impatto sulla tenuta del territorio e sulla sicurezza.