L’ UE sulle condizioni di lavoro dei lavoratori temporanei

La Relazione della Commissione sulla Proposta di direttiva del 20 marzo 2002

Nel sito Internet dell’ Unione europea ( http://europa.eu.int/ ) è stato inserito il testo della Relazione della Commissione CE sulla Proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle condizioni di lavoro dei lavoratori temporanei. La proposta, riportante la data del 20 marzo 2002 ( COM -2002-149 definitivo), s’ inserisce nella strategia comunitaria volta a stimolare la creazione di nuovi posti di lavoro, specialmente attraverso contratti di lavoro flessibili, ed a garantire un’ adeguata sicurezza e uno statuto professionale più elevato ai lavoratori temporanei. Nella Relazione si legge che in base ad uno studio della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, fondato a sua volta sullo studio della Confederazione internazionale delle imprese di fornitura di lavoro temporaneo ( CIETT ), il settore del lavoro temporaneo in Europa non ha cessato di crescere negli ultimi dieci anni, con un tasso di crescita annuale stimato intorno al 10% tra il 1991 e il 1998, sebbene il suo apporto all’ occupazione complessiva rimanga ancora limitato ( 2,1 milioni di persone espresse in posti di lavoro a tempo pieno, ovvero l’ 1,4% dell’ occupazione totale in Europa nel 1998).La regolamentazione del lavoro flessibile presenta notevoli differenze nei vari Stati dell’ Unione Europea: in alcuni Stati tale regolamentazione specifica è ancora ridotta ( Regno Unito, Finlandia, Irlanda, Danimarca), mentre in altri Stati il quadro normativo e regolamentare è nettamente più rigido ( Belgio, Italia, Francia, Grecia, Portogallo). E’ quindi evidente l’ esigenza di una maggiore armonizzazione del settore, soprattutto per garantire quel livello di qualità elevato del lavoro auspicato nella strategia comunitaria tra gli obiettivi prioritari, un’ obiettivo strategico che il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha posto all’ Unione Europea. Quindi, conciliare la flessibilità con la qualità e la sicurezza è uno dei punti cardine della politica sociale ed economica europea.La ” strategia di Lisbona ” sollecita l’ Europa a creare un maggior numero di lavoro e di migliore qualità. In tale contesto si impone il confronto del lavoratore temporaneo e quelle del lavoratore che nell’ impresa esegue compiti simili e che il lavoratore temporaneo affianca o sostituisce durante il suo contratto. La scarsa consultazione e informazione dei lavoratori temporanei, spesso non coinvolti nella realtà aziendale, oltre alle poche opportunità di dialogo con i colleghi ed i superiori, questa categoria è esposta a maggiori rischi di infortuni sul lavoro e di malattie professionali degli altri lavoratori, proprio per le modalità di inserimento nell’ azienda. La normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro può risultare insufficiente a tutelare questa categoria di lavoratori, se non si tiene conto della specificità dei rischi intrinseci al carattere temporaneo del lavoro. Con la Proposta di direttiva , la Commissione si prefigge l’ obiettivo di stabilire un quadro normativo in grado di tutelare i lavoratori temporanei e che costituisca anche per le imprese di fornitura di lavoro temporaneo, operanti sul territorio della Comunità europea, un quadro comune e flessibile a favore della loro attività,”senza imporre vincoli amministrativi, finanziari e legali che ostacolerebbero la creazione e lo sviluppo di piccole e medie imprese”. Inoltre la direttiva prevede una serie complementare di norme volte a migliorare la situazione dei lavoratori temporanei, in primo luogo per facilitarne l’ accesso all’ occupazione permanente.

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