La condizione della donna infortunata nella società

Il Rapporto pubblicato dall’ ANMIL e realizzato in collaborazione con l’ INAIL volto a far conoscere la condizione delle circa 210.000 donne diventate disabili per cause lavorative.

Il 7 marzo 2003, in occasione della Festa della Donna, è stato presentato a Roma dall’ ANMIL ( Associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro) un interessante Rapporto dal titolo ” La condizione della donna infortunata nella società”, realizzato in collaborazione con l’ INAIL e con il patrocinio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero per le pari opportunità. Il Rapporto – il cui testo riportiamo integralmente nel link – riporta i risultati di un sondaggio sulla disabilità femminile che ha dato voce alle dirette interessate le quali, rispondendo ad una serie di domande mirate, hanno avuto modo di mostrare il vero volto della disabilità femminile e delle implicazioni connesse alla peculiarità dell’ evento invalidante, fornendo una fondamentale quanto unica chiave di lettura per migliorare la loro attuale situazione. Infatti, le specifiche necessità legate al vissuto delle circa 210.000 donne diventate disabili per cause lavorative, non sono sempre colte con la necessaria attenzione mentre la peculiarità del trauma/handicap provocato dall’ infortunio stesso e le ” ricadute sulla disabilità” sulla vita familiare ed affettiva ed affettiva sono emerse dal sondaggio molteplici e configurano spesso un quadro drammatico.Come ha detto il Presidente nazionale dell’ ANMIL, Pietro Mercantelli, nel presentare il Rapporto ” il risultato dell’ indagine ci mostra un’ immagine in chiaro scuro.Da una parte una risposta positiva,nel senso che emerge chiaramente la capacità della donna di non rinunciare alla propria vita, ma d’ altra parte anche risposte decisamente negative, nel senso che dobbiamo registrare, purtroppo, alcuni atteggiamenti sfavorevoli in ambito lavorativo e, soprattutto, la difficoltà di proseguire la propria attività professionale. I dati raccolti per i problemi legati all’ integrazione sociale e lavorativa sono lo specchio di un fenomeno molto grave che denuncia comportamenti illegali oltre che immorali in misura ancora molto diffusi. Basti pensare – scrive Mercantelli – ” che la fascia inferiore ai 50 anni denota una forte spinta al licenziamento che oscilla tra un massimo del 40% nel Nord Ovest ed un minimo del 30% dell’ area sud ed isole. E, dopo l’ infortunio, in media circa il 60% delle donne oltre i 50 anni ha smesso di lavorare, mentre, nelle aree geografiche Centro e Nord in media circa il 40% delle intervistate fino a 50 anni ha cambiato azienda.Solo nel nord ovest arriva al 57% la percentuale di donne rimaste a lavorare nella stessa azienda in cui hanno avuto l’ incidente”.

Fonte: ANMIL

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