La Conferenza di Bali (Indonesia) tra auspici e divisioni.

Il 14 dicembre si chiuderanno i lavori della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è aperta il 3 dicembre scorso a Bali, in Indonesia, per preparare un nuovo accordo sulla limitazione delle emissioni di CO2, considerate responsabili del progressivo riscaldamento del Pianeta.

Se il male è comune, gli interessi e le proposte sul tavolo dei lavori sono però molto diversi. Mentre l’Europa insiste sulla fissazione di obiettivi vincolanti, gli Stati Uniti vogliono evitare un piano troppo rigido. Paesi con economie emergenti quali Cine e India si preoccupano soprattutto di non creare ostacoli alla loro crescita economica.

Dal 3 dicembre al 14 dicembre, i ministri dell’ambiente e altri leader politici si sono confrontati sui vari temi relativi alla lotta ai cambiamenti climatici. Dieci anni fa un analogo incontro era nato il Protocollo di Kyoto, con il quale gli Stati più industrializzati si erano impegnati a ridurre le emissioni in media del 5,2 per cento entro il 2012. A Kyoto l’UE aveva assunto un impegno per la riduzione dell’8%.

Oggi è sempre più chiaro che gli obiettivi di Kyoto sono del tutto insufficienti a limitare a 2 gradi l’innalzamento della temperatura terrestre, considerando anche che grandi inquinatori attuali e futuri come USA, Cina e India non stanno assumendosi responsabilità e oneri sufficienti.

E’perciò davvero importante che il 1° gennaio 2013 entri in vigore un nuovo patto, che preveda obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni di CO2 e la partecipazione degli Stati Uniti e dei Paesi emergenti.

Vi è una forte pressione internazionale affinché la Conferenza di Bali abbia successo. Un anno fa l’incontro di Nairobi è terminato senza risultati apprezzabili, ma da allora molto è cambiato: l’UE si è impegnata a ridurre le emissioni di un quinto (rispetto al 1990) entro il 2020, gli Stati Uniti vogliono partecipare ad un nuovo accordo sotto l’egida dell’ONU, Cina e India si sono rese conto
di avere la loro parte di responsabilità nell’evoluzione globale del clima. La speranza è che questa nuove forte consapevolezza dei rischi che sta correndo il pianeta aiuti realmente a superare gli interessi particolari.

Sull’argomento riportiamo nel link tre contributi che ci sembrano importanti. Una nota della Commissione europea (IP/07/1773 del 27 novembre 2007) dove si auspica che la Conferenza di Bali possa avviare i negoziati per il nuovo accordo ONU e definire la tabella di marcia; un articolo dell’eurodeputato Guido Sacconi, della Commissione ambiente del Parlamento europeo, il quale afferma che l’Unione europea si presenterà a Bali con l’obiettivo di chiudere il negoziato in due anni. “Se riusciremo ad ottenere questo risultato, avremo ridato un senso alla politica e risposto a quelle speranze apertesi con la caduta del muro di Berlino e naufragate nel mito della globalizzazione autosufficiente”; infine, il Dossier di Legambiente sulle “8 mosse per il clima” riguardanti le scelte indispensabili per fermare i cambiamenti climatici.

(LG-FF)

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