La COP30 chiude con un compromesso al ribasso

La trentesima Conferenza delle Parti sul clima (COP30) che si è tenuta a Belém, in Brasile, ha lasciato irrisolti i nodi centrali dell’azione climatica. Il sostanziale compromesso al ribasso riflette l’inerzia dei Governi sulla questione climatica.

 

La COP30, la Conferenza delle Parti sul clima delle Nazioni Unite, si è chiusa il 22 novembre 2025 a Belém. A dieci anni dall’Accordo di Parigi sul clima, la COP30 avrebbe dovuto essere la conferenza dell’implementazione ma così non è stato.
Il documento politico finale “Global Mutirão”, prodotto dalla COP30 , è un pacchetto che rafforza finanza climatica, adattamento e giusta transizione, ma lascia irrisolto il nodo centrale: una roadmap globale per uscire dai combustibili fossili.
Nel documento i Paesi: riaffermano l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C; richiamano il rispetto dei diritti umani, compresi diritti dei popoli indigeni, delle comunità locali e delle persone di origine africana; riconoscono il ruolo delle città, delle imprese e della società civile nell’attuazione delle politiche climatiche. Ma nonostante un fronte di oltre 80 Paesi favorevole a una roadmap chiara, il documento: non cita mai direttamente petrolio, carbone e gas; non include un piano condiviso per la riduzione graduale e definitiva delle fossili; non affronta in modo esplicito la riforma dei sussidi ai combustibili fossili.
Per questo molti Paesi, membri dell’UE e non, giudicano questo risultato insufficiente e lo definiscono un compromesso al ribasso rispetto al segnale politico arrivato dalla COP28 di Dubai.

Simona Fabiani, CGIL nazionale – Area politiche di sviluppo, ha scritto per noi l’approfondimento “Belém: la COP della verità ma non dell’implementazione”.

Fonte: Associazione Ambiente e Lavoro

Vai al testo completo del “Global Mutirão”…

Vai all’approfondimento di Simona Fabiani…

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