La criminalità ambientale nella Relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo

ARPAT analizza il capitolo dedicato alla “Criminalità ambientale” nella Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo dal 1 luglio 2015 al 30 giugno 2016.

La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha presentato e reso disponibile la “Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso”.

Uno specifico capitolo è dedicato al tema della “Criminalità ambientale”. In esso le tendenze, delineate negli anni precedenti e confermate in questa relazione, della criminalità ambientale in tema di traffici di rifiuti, evidenziando come l’essenza del fenomeno non debba cercarsi nelle ingerenze della criminalità mafiosa nello specifico settore, bensì nelle deviazioni dal solco della legalità per puro e vile scopo utilitaristico:
– delle imprese svolgenti attività generatrici di rilevanti quantitativi di rifiuti, il cui corretto smaltimento dovrebbe avere un posto di riguardo nell’organizzazione aziendale;
– delle imprese che svolgono attività nello specifico settore della gestione dei rifiuti.

La Relazione cita indagini che hanno svelato attività criminali nel settore dei rifiuti di aziende fra le più importanti di questo Paese. Indagini che hanno rivelato aperte violazioni della normativa ambientale da parte di veri e propri “giganti” i quali, a dispetto del prestigio connesso alla loro posizione, non hanno esitato a porre in essere condotte illecite al solo scopo utilitaristico al fine di risparmiare sulle spese per il corretto smaltimento dei loro rifiuti. Il delitto ambientale si proietta quindi in quella particolare orbita dei delitti dell’impresa deviata, dell’economia deviata e della politica deviata.

La relazione citando casi di indagini effettuate in varie parti d’Italia, sottolinea come il quadro emergente sia da un lato desolante e dall’altro tale da stimolare ulteriormente all’impegno di chi ha il compito di analizzare tale realtà per portare a perfezionamento la strategia di contrasto di questa pericolosissima criminalità che, vestendo i panni di un’apparente legalità, risulta ben più pericolosa di altre, compresa quella di tipo mafioso dalla quale risulta essersi separata, avendo ben compreso il pericolo rappresentato dal fatto di essere quella criminalità potentemente e costantemente sotto il riflettore delle investigazioni.

Il crimine ambientale oggi può definirsi sostanzialmente autoreferenziale, grazie alla capacità che ha avuto di perfezionarsi al fine di rendersi completamente autosufficiente, con la sola eccezione della necessità e/o opportunità di instaurare rapporti con i pubblici poteri attraverso lo strumento della corruzione.

Fonte: ARPAT

Approfondimenti

Precedente

Prossimo