In un Report sulla condizione femminile nel mercato del lavoro, recentemente diffuso dalla Commissione europea (COM(2006)71 final), si sottolinea che le donne nellUnione europea sono ancora lontane dal raggiungimento della parità con gli uomini. La Relazione, che riportiamo nel link, nel testo integrale in lingua inglese, sarà presentata ufficialmente ai leader politici europei nel corso del Consiglio europeo di primavera il 23 e 24 marzo prossimi.
La Relazione della Commissione europea presentata a Bruxelles il 22 febbraio 2006 (Vedi COM(2006)71 final) con il titolo di Report from the Commission to the Counsil, the european Parlament, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions (on equality berween women and men 2006), sottolinea che le donne nellUnione europea guadagnano il 15% in meno degli uomini e i progressi nella riduzione delle disparità tuttora esistenti sono stati lenti e quindi vengono sollecitati gli Stati membri a trovare nuove soluzioni per aiutare le donne a consiliare meglio gli obblighi familiari con quelli lavorativi.
Secondo la relazione, molte donne lasciano il mercato del lavoro per via delle difficoltà che incontrano nel conciliare la vita professionale e quella familiare. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, è del 15% inferiore a quello degli uomini. Le donne che lavorano sono spesso confinate in un ristretto numero di settori più del 40% lavora nellistruzione, nella sanità o nella pubblica amministrazione, contro il 20% degli uomini.
Il lavoro a tempo parziale è scelto dal 32% delle donne occupate, contro poco più del 7% degli uomini. Le donne guadagnano il 15% in meno, anche perché sono concentrate in professioni meno remunerate. E ancora oggi occupano relativamente pochi posti di responsabilità. Un dato positivo è che oltre il 75% dei nuovi posti di lavoro creati nellUnione europea nel corso degli ultimi cinque anni sono andati a delle donne.
Nella Relazione si legge, inoltre, che le difficoltà di conciliare la vita professionale e familiare, insieme ad alcuni stereotipi e a sistemi remunerativi e di valutazione fondati su pregiudizi discriminanti continuano a frenare lascesa delle donne nel mercato del lavoro. Appena il 32% dei dirigenti, il 10% dei membri dei consigli di amministrazione e il 3% degli imprenditori delegati delle grandi imprese sono donne.
Lassenza di un equo bilanciamento tra vita professionale e familiare ha non soltanto pregiudicato la posizione delle donne sul mercato del lavoro, ma ha contribuito a ridurre il tasso di fertilità, cosa che influenza negativamente leconomia dellUnione europea.
La relazione invita gli Stati membri ad aiutare sia le donne che gli uomini a conciliare vita familiare e professionale, soprattutto mettendo a loro disposizione strutture migliori per i bambini, condizioni di lavoro innovative e più flessibili e politiche che favoriscano maggiormente luguaglianza fra i sessi. La relazione sollecita inoltre gli Stati membri a ridurre le disparità in materia di occupazione e remunerazione tra uomini e donne e ad avvalersi appieno dei Fondi strutturali perf promuovere la parità.
Secondo la relazione, molte donne lasciano il mercato del lavoro per via delle difficoltà che incontrano nel conciliare la vita professionale e quella familiare. Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, è del 15% inferiore a quello degli uomini. Le donne che lavorano sono spesso confinate in un ristretto numero di settori più del 40% lavora nellistruzione, nella sanità o nella pubblica amministrazione, contro il 20% degli uomini.
Il lavoro a tempo parziale è scelto dal 32% delle donne occupate, contro poco più del 7% degli uomini. Le donne guadagnano il 15% in meno, anche perché sono concentrate in professioni meno remunerate. E ancora oggi occupano relativamente pochi posti di responsabilità. Un dato positivo è che oltre il 75% dei nuovi posti di lavoro creati nellUnione europea nel corso degli ultimi cinque anni sono andati a delle donne.
Nella Relazione si legge, inoltre, che le difficoltà di conciliare la vita professionale e familiare, insieme ad alcuni stereotipi e a sistemi remunerativi e di valutazione fondati su pregiudizi discriminanti continuano a frenare lascesa delle donne nel mercato del lavoro. Appena il 32% dei dirigenti, il 10% dei membri dei consigli di amministrazione e il 3% degli imprenditori delegati delle grandi imprese sono donne.
Lassenza di un equo bilanciamento tra vita professionale e familiare ha non soltanto pregiudicato la posizione delle donne sul mercato del lavoro, ma ha contribuito a ridurre il tasso di fertilità, cosa che influenza negativamente leconomia dellUnione europea.
La relazione invita gli Stati membri ad aiutare sia le donne che gli uomini a conciliare vita familiare e professionale, soprattutto mettendo a loro disposizione strutture migliori per i bambini, condizioni di lavoro innovative e più flessibili e politiche che favoriscano maggiormente luguaglianza fra i sessi. La relazione sollecita inoltre gli Stati membri a ridurre le disparità in materia di occupazione e remunerazione tra uomini e donne e ad avvalersi appieno dei Fondi strutturali perf promuovere la parità.
Fonte: Commissione Europea
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