Dai risultati della quarta edizione del Work Monitor Randstad, condotto nel primo trimestre dell’anno, emerge un modello lavorativo sempre più pervasivo, in cui il confine tra vita privata e professionale, con la diffusione capillare di smartphone e posta elettronica, sta diventando sempre più sottile.
Lavoratori italiani:
– il 75% dei dispone di un accesso alla rete sul luogo di lavoro
– un quarto del totale il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con la possibilità di navigare in Internet
– mentre circa la metà del campione dispone di un cellulare personale con cui può connettersi al web.
– il 75% dei dispone di un accesso alla rete sul luogo di lavoro
– un quarto del totale il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con la possibilità di navigare in Internet
– mentre circa la metà del campione dispone di un cellulare personale con cui può connettersi al web.
Questa connettività quasi illimitata, però, in assenza di un codice di comportamento condiviso rischia di trasformarsi in una sorta di “stress tecnologico”, conseguenza della contrapposizione tra:
– il 39% dei datori di lavoro, che pretende una reperibilità 24 ore al giorno sette giorni su sette,
– e il 31% dei lavoratori, convinto che telefono, e-mail e internet riducano concentrazione e produttività.
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Fonte: INAIL
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