Lavoro: ILO, crescita lenta aumenta la disoccupazione nel mondo

Il rallentamento dell’economia ha generato un nuovo aumento della disoccupazione nel mondo: nel 2015, la disoccupazione colpiva circa 197,1 milioni di persone, quasi un milione in più rispetto all’anno precedente e 27 milioni in più rispetto al periodo prima della crisi, afferma l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nell’ultimo rapporto pubblicato a Ginevra.

Secondo le ultime proiezioni di crescita il numero di disoccupati nel mondo dovrebbe aumentare di quasi 2,3 milioni nel 2016, ulteriori 1,1 milioni di disoccupati si aggiungeranno nel 2017.
Il rapporto Ilo segnala anche un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro nei paesi industrializzati – in particolare negli Stati Uniti, in Germania e in Italia – dove il tasso di disoccupazione è diminuito dal 12,7 % nel 2014 al 12,1% nel 2015, scrive l’Ilo in una nota.

“Il rallentamento significativo delle economie emergenti, insieme alla forte diminuzione del prezzo delle materie prime, sta avendo effetti drammatici sul mondo del lavoro”, ha affermato Guy Ryder, Direttore Generale dell’Ilo, commentando il World Employment and Social Outlook – Trends 2016. “Un grande numero di lavoratrici e di lavoratori si trova a dover accettare lavori a bassa retribuzione, non solo nelle economie emergenti e in via di sviluppo, ma sempre più frequentemente anche nei paesi industrializzati”.

Nonostante sia diminuito il numero dei disoccupati in alcuni paesi dell’Unione Europea e negli Stati Uniti, sono sempre troppo numerose le persone ancora senza lavoro. “Dobbiamo prendere provvedimenti urgenti per rilanciare le opportunità di lavoro dignitoso. Altrimenti rischiamo che s’intensifichino le tensioni sociali”, ha ammonito Ryder.
Nei paesi industrializzati, il tasso di disoccupazione è sceso dal 7,1 % nel 2014 al 6,7 % nel 2015. “In molti casi tuttavia – avverte l’Ilo -, tali miglioramenti non sono stati sufficienti a eliminare il divario occupazionale indotto dalla crisi finanziaria mondiale. Inoltre, le prospettive occupazionali si sono ormai deteriorate anche nei paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare in Brasile, in Cina e nei paesi produttori di petrolio”.

Con una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) dello 0,9% nel 2015, l’Italia figura fra le economie europee che sono passate da una crescita negativa o nulla a una ripresa più netta, insieme a Cipro, Portogallo, Slovenia e Spagna, sottolinea l’Ilo in una nota. “Tuttavia e nonostante in Europa il 65 % degli scambi economici avvenga tra paesi della regione, l’economia europea è legata anche alle economie emergenti, in particolare alla Cina. Il rallentamento di queste economie rischia quindi di ripercuotersi anche sull’Europa” aggiunge.

La diminuzione del prezzo dell’energia e il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro hanno favorito una ripresa dell’occupazione più rapida del previsto nei paesi del sud dell’Europa come Spagna, Portogallo e Italia, nonostante i tassi di disoccupazione nella regione rimangano tuttora superiori ai livelli pre-crisi all’eccezione di Regno Unito e Germania.
In Europa inoltre – osserva l’Ilo – quasi la metà dei disoccupati sono a rischio povertà. “In molti paesi europei, la ripresa dell’occupazione è andata a scapito della qualità, con la creazione di nuovi posti di lavoro concentrata in buona parte in forme di occupazione non standard (come il lavoro occasionale e a tempo parziale)”, aggiunge.

La quota dei contratti di lavoro a tempo pieno, “che rappresentava oltre l’80% dell’occupazione totale nel 2007, è scesa di oltre 3 punti percentuali nel 2015. Al contrario, la quota di rapporti di lavoro a tempo parziale sul totale dell’occupazione è salita a più del 22 % nel 2015”. E il lavoro a tempo parziale è spesso involontario.

Fonte: INCA

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