In Italia la crisi mondiale determinerà, secondo le previsioni più aggiornate, una caduta del PIL di circa il 5% per questanno, dopo la diminuzione di un punto nel 2008.
Il crollo della domanda estera h provocato una forte contrazione della produzione industriale e degli investimenti. La reazione delle imprese, in particolare di quelle più esposte al ciclo internazionale, è stata immediata: chiusura provvisoria di interi stabilimenti o linee produttive; riduzione, temporanea o permanente, della manodopera: rinvio degli acquisti, sia di semilavorati sia di beni capitali; dilazioni insolitamente lunghe dei pagamenti ai fornitori. Nei sei mesi da ottobre 2008 a marzo 2009 il PIL è caduto in ragione danno di oltre 7 punti percentuali rispetto al semestre precedente.
I recenti segnali di un affievolimento della fase più acuta della recessione provengono dai mercati finanziari e dai sondaggi dopinione, più che dalle statistiche finora disponibili sulleconomia reale. Il ritorno a una crescita duratura richiede che leconomia internazionale si riprenda stabilmente, che la debolezza del mercato del lavoro non si ripercuota ancora più duramente sui consumi interni, che si rafforzi la struttura del nostro sistema produttivo.
Fra le misure prudenziali che le imprese hanno adottato per fronteggiare la recessione, quelle riguardanti il lavoro sono state di tre tipi:riorganizzazione di turni e orari e blocco del turnover; ricorso alla Cassa integrazione; mancati rinnovi di contratti temporanei e licenziamenti. La Cassa integrazione ordinaria è stata pure diffusamente usata e si è già rapidamente portata sui livelli massimi raggiunti durante la recessione 1992-1993; la sua copertura potenziale è tuttavia limitata interessa un terzo delloccupazione dipendente privata e fornisce al lavoratore una indennità massima inferiore in un mese alla metà della retribuzione lorda media nellindustria. Si stima che due quinti delle imprese industriali e dei servizi con 20 e più addetti ridimensioneranno il personale questanno; la riduzione sarà probabilmente maggiore nelle imprese più piccole. Per oltre 2 milioni di lavoratori temporanei il contratto giunge a termine questanno; più del 40% è nei servizi privati, quasi il 20% del settore pubblico; il 38% è nel Mezzogiorno.
I lavoratori in Cassa integrazione e coloro che cercano una occupazione sono già oggi intorno all8,%% della forza lavoro, una quota che potrebbe salire oltre il 10%: proseguirebbe la decurtazione del reddito disponibile delle famiglie e dei loro consumi, nonostante la forte riduzione dellinflazione.
Un primo rischio per la fase ciclica che attraversiamo è una forte riduzione dei consumi interni, a cui le imprese potrebbero reagire restringendo ancora i loro acquisti di beni capitali e di imput produttivi.
A risentire della crisi sono soprattutto le imprese piccole, sotto i 20 addetti; nella sola manifattura se ne contano quasi 500.000, con poco meno di due milioni di occupati. Per quelle che operano in qualità di subfornitrici i imprese maggiori, da cui subiscono tagli degli ordinativi e dilazioni nei pagamenti, è a volte a rischio la stessa sopravvivenza.
Il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo: una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un secondo, grave rischio per la nostra economia.
(LG-FF)