Le procedure di infrazione europea a carico dell’Italia in materia di aria ed emissioni

ARPAT, come già fatto per altre infrazioni in materia ambientale a carico dell’Italia, come quelle relative al tema “rifiuti” e “acque”, presenta il punto della situazione per quanto riguarda le procedure attualmente pendenti in materia di “aria” ed “emissioni”.

La direttiva 2008/50 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa è oggetto di tre infrazioni, per i tre inquinanti PM10, PM2,5 e biossido di azoto.

– La prima infrazione, 2014/2147, si concretizza nel 2020 nella sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 644/18); secondo la Commissione, dal 2008 l’Italia ha superato, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle PM10 e non ha adottato misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per le particelle PM10 nell’insieme delle zone interessate. Le Regioni coinvolte in questa sentenza sono: Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.

– Per la seconda infrazione (2015/2043) la Commissione apre un contenzioso facendo ricorso alla Corte europea di giustizia (causa 573/19) per il superamento sistematico e continuato dei valori limite del biossido di azoto e per non aver adottato misure appropriate per garantirne il rispetto dei valori limite. Le regioni coinvolte sono Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana.

– Nel 2020 la Commissione dà avvio all’ultima procedura di infrazione (2020/2299) relativamente al PM2,5. Fin dal 2015, infatti, il valore limite per il PM2,5 non è stato rispettato in diverse città della valle del Po, tra cui Venezia, Padova e alcune zone nei pressi di Milano. Inoltre, le misure previste dall’Italia non sono sufficienti a mantenere il periodo di superamento il più breve possibile.

Tra le varie iniziative messe in campo dall’Italia per la risoluzione delle procedure ricordiamo:
-il Protocollo antismog del 2019 che prevede, tra le varie misure, “almeno fino alla chiusura delle procedure di infrazione relativa ai valori limite del PM10 e del biossido di azoto sul territorio nazionale, misure di incentivazione per la sostituzione degli impianti termici esistenti alimentati a biomassa con nuovi impianti termici alimentati a biomassa” e l’impegno ad “accelerare l’uscita dal carbone per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione…”;
– l’adozione degli accordi tra Stato, Regioni e Province autonome per il miglioramento della qualità dell’aria (si veda ad esempio quello toscano sottoscritto nel 2020).

In tema di emissioni, l’Italia ha due procedure pendenti entrambe aperte nell’ultimo anno e per le quali ha già provveduto a mettersi in regola:

– La Commissione dà avvio nel novembre 2019 alla procedura di infrazione 2019/0329 per il mancato recepimento della direttiva 2018/410, essendo scaduto il termine per il recepimento il 9 ottobre 2019. L’Italia pubblica nel mese di giugno 2020 il DLgs 47/2020 di attuazione della direttiva.

– L’apertura della procedura di infrazione 2020/2220 riguarda l’approvazione definitiva del programma di controllo, ovvero il piano che definisce le misure da attuare in Italia fino al 2030 per rispettare i tetti alle emissioni di alcuni inquinanti imposti dalla direttiva sui limiti nazionali di emissione (NEC). Il piano è trasmesso alla Commissione Europea nei tempi previsti e verrà confermato nella sua versione definitiva a chiusura della procedura di VAS, obbligatoria per tale tipologia di Piano, prevista entro la fine dell’anno.

Fonte: ARPAT

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