Si chiude la campagna Carovana dei ghiacciai 2021 di Legambiente, realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano. Se si riuscirà a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi, come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo saranno ancora presenti un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto.
Dal 23 agosto al 13 settembre 2021 si è svolta, per il secondo anno, la campagna Carovana dei ghiacciai ideata e promossa da Legambiente, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), per monitorare la salute dei ghiacciai messa a serio rischio dagli effetti dei mutamenti climatici.
Su tutto l’arco alpino è in atto un pesante trend di riduzione delle masse glaciali con importanti segnali di progressiva accelerazione negli ultimi 30 anni. A causa del riscaldamento climatico i ghiacciai perdono superficie e spessore, “rifugiandosi” sempre più in alta quota e frammentandosi e disgregandosi in corpi glaciali più piccoli. A testimoniarlo in maniera tangibile è lo stato di salute di alcuni ghiacciai alpini come quelli dell’Adamello che hanno perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%. In Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 unità distinte. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del Canin oggi ha uno spessore medio di 11,7 m, circa 150 anni fa superava i 90 m. E se ci spostiamo sulla vetta più alta degli Appennini, il Gran Sasso, qui il ghiacciaio del Calderone, dal 2000, si è suddiviso in due glacionevati e risponde alle oscillazioni climatiche in modo molto più veloce rispetto ai ghiacciai presenti sulle Alpi.
È quanto emerge in sintesi dal bilancio finale della seconda edizione di Carovana dei ghiacciai la campagna di Legambiente che ha monitorato lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in Abruzzo, per sensibilizzare le persone sugli effetti che il riscaldamento climatico sta avendo sull’ambiente glaciale. Un bilancio preoccupante che l’associazione ambientalista ha presentato il 17 settembre 2021 sottolineando che è urgente mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima per arrivare a emissioni di gas ad effetto serra nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi.
“I dati che abbiamo raccolto nel corso di questa seconda edizione di Carovana dei ghiacciai – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi e coordinatrice della campagna – sono un’ulteriore conferma del quadro dall’allarme lanciato dall’IPCC che ci ricorda come ormai il Pianeta sia in codice rosso. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change se riusciremo a limitare il riscaldamento globale sotto la soglia dei 1,5 gradi come nell’obiettivo degli accordi di Parigi, a fine secolo sopravviverà un terzo dei ghiacciai, in caso contrario i ghiacciai alpini scompariranno del tutto. La dimensione globale e la velocità di questo ritrarsi dei ghiacciai non ha precedenti da almeno alcuni millenni. Nel viaggio abbiamo toccato con mano anche gli effetti dell’intensificazione del ciclo dell’acqua, dovuto ai cambiamenti climatici, che porta ad avere piogge o nevicate più intense in alcune regioni mentre in altre siccità più durature”.
“La Carovana dei ghiacciai 2021 – dichiara Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano – ha permesso al Comitato Glaciologico Italiano di condividere con amministratori, tecnici, cittadini e turisti dei territori montani italiani diverse esperienze di ricerca e di diffondere ampiamente il suo patrimonio secolare di dati glaciologici. I partecipanti delle tappe della Carovana hanno potuto verificare sul campo come gli operatori glaciologici volontari, sulla base del protocollo scientifico stabilito dal Comitato, continuano il monitoraggio a lungo termine dello stato dei ghiacciai italiani e quantificano le fluttuazioni delle fronti glaciali. I dati presentati nelle conferenze scientifiche della Carovana si sono rivelati indispensabili per interpretare gli effetti locali del riscaldamento climatico in atto e disegnare gli scenari futuri dell’ambiente d’alta quota nel nostro paese. Il messaggio finale non è certo privo di preoccupazione per l’accelerata riduzione delle masse glaciali, ma anche pieno di consapevolezza che i frutti della ricerca glaciologica sono indispensabili per rafforzare le politiche di mitigazione e progettare azioni mirate di adattamento al riscaldamento climatico”.
Fonte: Legambiente